Governo fragile. È partito il conto alla rovescia
di BRUNO VESPA
Usque tandem Catilina. “Fino a quando Catilina abuserai della nostra pazienza?”. Sono passati 2082 anni, ma gli uomini sono sempre gli stessi. La lettera che l’altro ieri Renzi ha scritto a Conte e che ha poi riaffermato nel brevissimo incontro serale non era una lettera, ma una ‘catilinaria’ , un’orazione d’accusa come quella che Cicerone pronunciò in Senato contro l’uomo che accusava di eccesso di potere (e che peraltro voleva ammazzarlo). Cicerone – che (come Renzi) era tutt’altro che una mammola – riuscì a detronizzare Catilina. Renzi ha minacciato di farlo. E ha portato a palazzo Chigi una bilancia.
Ha messo a sedere su un piatto la sua spada di Brenno (le ministre Bellanova e Bonetti ) e aspetta che Conte metta sull’altro una posta di peso equivalente. Alla fine gli arriveranno un ministro in più (anche se lui giura di non chiederlo) e alcune nomine di peso nelle società partecipate. Poiché tuttavia questa volta il senatore toscano non può perdere la faccia, deve ottenere anche una contropartita politica. Ed è convinto di ottenerla. Le richieste pesanti sono due: il Mes e la rinuncia alla delega sui Servizi. Il Mes coinvolge i 5 Stelle e se Conte (che lo vuole) cedesse, il Movimento perderebbe esso sì la faccia. La delega sui Servizi è invece nella disponibilità del presidente del Consiglio. Renzi, diabolico, non la chiede per i suoi, ma per un uomo del Pd (Fiano). E’ difficile che Conte possa resistere, anche se lui tiene moltissimo a quell’incarico. Per il resto, Renzi chiede di smontare la task force di sei manager che dovrebbero gestire per conto del primo ministro i 209 miliardi del Recovery Fund. Ma questa è ormai una richiesta generale della maggioranza. Come è scontato un serio riequilibrio degli stanziamenti: lasciare alla Salute solo 9 miliardi e 3 al Turismo è una cosa totalmente priva di senso.
Se il governo non cadrà a gennaio, non è detto che concluda la legislatura. Il Pd non ha alcun interesse a mantenere Conte in sella per 5 anni facendogli uguagliare il record di Berlusconi. Non per un atto di riguardo verso il Cavaliere, quanto per ridimensionare le aspettative del professore. Difficilmente il primo ministro tornerà all’avvocatura.
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