Amendola, il ministro Affari Ue: «Le liti frenano il Recovery. Così arriviamo in ritardo»

di Fabrizio Nicotra

Enzo Amendola, ministro per gli Affari europei, le tensioni nel governo e nella maggioranza nascono sulla gestione dei soldi del Recovery fund. Italia Viva non vuole la Cabina di regia. Secondo lei riuscirà a spuntarla?
«E’ naturale che sulla programmazione e gestione del prossimo bilancio europeo e di Next Generation tutte le forze politiche, maggioranza e opposizione, debbano dire la loro. Il governo da ottobre ha aperto un percorso di condivisione con il Parlamento quindi non mi stupisco per i rilievi di Iv. Quello che preoccupa sono gli esiti di una verifica politica che, in alcuni casi, mi sembra si sviluppi a prescindere dal Recovery. Nel merito della proposta sul Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr) è giusto discutere tutto in maniera approfondita». APPROFONDIMENTI

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Troppe liti, non siamo in ritardo rispetto alla tabella di marcia chiesta da Bruxelles?
«Non eravamo in ritardo, adesso però rischiamo di esserlo. La definizione del nostro Piano di rilancio è ferma al Consiglio dei ministri dal 7 dicembre. Intanto l’Europa ha superato i veti di Polonia e Ungheria, che bloccavano l’avanzamento del Next Generation Eu. Quindi è probabile che la Commissione fissi per metà febbraio la data in cui i piani dovranno cominciare a essere presentati. L’Italia finora si è mostrata all’altezza del compito e il dialogo con Bruxelles continua a essere fruttuoso. Abbiamo lavorato di concerto con i ministeri, le Regioni e i Comuni nei 19 Comitati tecnici tenuti fino a ora. Siamo l’unico Stato che ha parlamentarizzato il dibattito sulle Linee guida. Fermarsi ora sarebbe un azzardo dannoso».

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