Dal Recovery ai vaccini. Un Paese in ritardo su tutto

di GABRIELE CANÈ

Se lo diciamo noi cittadini, siano i soliti del “piove governo ladro”: quelli a cui non va mai bene niente. Anzi, nel pieno di una pandemia, siamo pure ingrati verso chi sta provando di tenere a galla la barca in acque tempestose e inesplorate. Se lo dice l’opposizione, beh, troppo facile dare giudizi stando in tribuna. Ma se sono loro stessi, i ministri, a dirlo, però, le cose cambiano. E di molto: significa che non sono opinioni da bar o da talk show. Che la realtà è purtroppo quella che percepiamo: l’Italia è in ritardo. Secondo Gualtieri e Amendola, persone rispettabili con incarichi di rilievo (economia e rapporti con l’Europa) sul Recovery non stiamo tenendo il passo che dovremmo tenere.

Si tratta di più di 200 miliardi, soldi che potrebbero (dovrebbero) segnare la ripresa del Paese. E il problema è che lo dicono proprio loro, quelli che, su input del premier, più di altri sono chiamati a definire i contenuti del piano, capitolo per capitolo, spesa per spesa, in tempi rapidi. La Germania lo ha già fatto, e pure la Francia del positivo Macron. Noi no. Certo, i due ministri si fanno la domanda, e si danno pure la risposta: i ritardi sono colpa delle liti nel governo. E’ una spiegazione, ma fragile. Per un paio di validi motivi. Primo. Il fatto che a livello politico si discuta, non significa che il governo non debba avere già servito in tavola un menu serio, anche se perfettibile, e non una carta in cui sono previsti un primo, un secondo e un dolce, senza dire quali. Peggio ancora, fornendo dettagli allucinanti come i soli 9 miliardi destinati alla sanità, roba offensiva non per Renzi, ma per l’intelligenza di 60 milioni di italiani.

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