Governo, il piano crisi di Zingaretti: al voto insieme al M5S per evitare il bis del 2019
Su questo la divergenza con Renzi è netta, anche se nel Pd non tutti
la pensano come il segretario. Che invece ne fa una questione dirimente e
non di minaccia tattica. Zingaretti lo ha spiegato così a un suo
dirigente: trovo curioso che molti di quanti contestano l’innaturalità
del governo con il M5S siano gli stessi che ora ci propongono di farne
uno con Salvini e Meloni. Dice Zingaretti: not in my name, non a nome
mio.
Queste le intenzioni. Poi c’è la realtà, con i suoi sviluppi non del
tutto prevedibili. Renzi, per esempio, si dice certo che, caduto Conte,
nascerà sempre e comunque un nuovo esecutivo: troppe emergenze in corso,
il Covid, il Recovery Plan da definire, e troppe forze politiche
terrorizzate dal ritorno al voto, a cominciare da M5S e Forza Italia,
che ne decimerebbe le truppe parlamentari. Ma qui, appunto, c’è la
convinzione di Zingaretti che la prospettiva di un accordo elettorale
tra dem e grillini sia la grande novità. Obiezione: il M5S ce la farebbe
a sostenere politicamente una intesa del genere senza finire in pezzi?
Senza che Di Battista e altri arrivino fino alla scissione?
Contro-obiezione: potrebbe il M5S sostenere un governo tecnico con
Berlusconi, Salvini e lo stesso Renzi fresco reduce dello sgambetto a
Conte? Oppure andare al voto in solitaria rischiando di perdere il 100
per cento dei collegi uninominali?
Domande senza risposte certe, perché in questa legislatura il M5S,
come e più delle altre forze politiche, Pd compreso, ha dato prova di
notevole spregiudicatezza. Dunque nulla si può escludere. Bisogna
considerare anche che i rapporti tra Conte e Di Maio, freddi da tempo,
autorizzano a non dare per scontate le scelte del ministro degli Esteri.
Nel Movimento continua ad avere una primazia anche senza i gradi di
capo politico.
“Io aspetto a braccia conserte”, è la sintesi che Zingaretti ha
consegnato a un compagno di partito. Inteso: se Conte contribuisce alla
svolta, si va avanti con convinzione. Altrimenti c’è da provare a
battere Salvini e Meloni nelle urne. Senza provare a farci prima un
governo insieme.
REP.IT
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