L’avvertimento di Renzi agli alleati: Conte bis finito, parliamo del dopo

di Francesco Verderami

«L’esperienza del Conte 2 per me è già archiviata. Se volete discutiamo sul dopo». Renzi non si capacita del fatto che alcuni suoi ex compagni di partito continuino a non credergli, e ancora ieri — parlando dell’esecutivo — gli è toccato ripetere il ritornello sul «game over», «anche perché dovrei nascondermi su Marte se cambiassi idea». Ed è un’idea che si è rafforzata dopo la performance televisiva del premier. «L’hai sentito cos’ha detto sulla delega dei servizi?», ha commentato con un dirigente del Pd: «Ne ha fatto un problema di partito. Battuta degna di un analfabeta istituzionale». Renzi non teme le contromosse che mirerebbero a renderlo ininfluente in Parlamento, le voci sulla tenuta dei suoi gruppi e il contemporaneo arrivo di un drappello di «responsabili» a sostegno di Conte: il suo conto alla rovescia verso la crisi «non si fermerà».

Il primo passo verrà formalizzato domani, quando presenterà le osservazioni di Iv alla bozza sul Recovery plan redatta da Palazzo Chigi: trenta pagine e un centinaio di obiezioni gli serviranno per bocciare «un collage di ovvietà senza visione, zeppo di ripetizioni e con paragrafi sbagliati». Il secondo passo sarà il suo intervento al Senato a fine anno, su una Finanziaria che voterà per evitare al Paese l’esercizio provvisorio. Il terzo, quello su cui molti nutrono riserve, avverrà «i primi giorni di gennaio, quando mi farò carico del coraggio anche per Di Maio e Zingaretti». La stoccata al ministro degli Esteri e al segretario del Pd serve a ricordare ciò che un esponente dem al governo non fatica a riconoscere: «Un mesa fa circa, metà del mio partito e un pezzo di M5S avevano stretto un patto con Renzi, tranne poi ritrarsi».

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