La destra accetti l’Europa
di Angelo Panebianco
Sovranismo, malattia senile del patriottismo?
Il patriottismo è un sentimento sano, esprime l’attaccamento al proprio
Paese e alle sue tradizioni. Senza patriottismo, Stato e democrazia non
possono funzionare decentemente. Il sovranismo ne è la caricatura.
Implica il mancato riconoscimento di cosa sia accaduto alla «sovranità»
nel mondo contemporaneo e, massimamente, in Europa. Aspira a
un’impossibile auto-sufficienza nazionale. Non comprende che quel tanto
di sovranità oggi praticabile si può difendere solo partecipando senza
riserve mentali al gioco dell’interdipendenza, entrando in coalizioni ,
possibilmente vincenti, con altri Stati. I sovranisti ribattono che così
si umilia la democrazia: i vincoli esterni rendono impossibile al
popolo (alla maggioranza) di «fare quello che gli pare». Ma nessuna
maggioranza, in nessuna democrazia, ha mai potuto fare tutto ciò che le
pareva. Vincoli ce ne sono sempre stati. Oggi sono più stringenti di un
tempo? Vero. L’Unione europea ne pone di fortissimi. Ma chi nega che,
per le democrazie coinvolte (compresa la nostra) ci siano sempre state
vitali contropartite nega l’evidenza. Non è affatto sicuro che la Gran
Bretagna, con le sue solidissime istituzioni, possa cavarsela senza
grossi danni dopo Brexit.
Figurarsi cosa ciò significherebbe per
l’Italia se a forza di scontri con la «perfida Germania» e soci
riuscissimo davvero ad allentare al massimo i vincoli europei. Cosa ci
accadrebbe se finissimo in un girone periferico?
Si tenga presente che in Germania e nelle democrazie nordiche al seguito ci sono gruppi entro i rispettivi establishment che da tempo accarezzano l’idea di distinguere un nucleo duro di Paesi europei ove l’integrazione proceda spedita da una fascia periferica, una sorta di girone dei dannati, dove collocare i finanziariamente irresponsabili (come noi) e i politicamente reprensibili (come gli orientali). Una volta tramontata la leadership di Angela Merkel è sicuro che quei piani, prima o poi, non torneranno a circolare?
Mentre tuonano contro il neoimperialismo teutonico e i soprusi che commette ai danni dell’Italia, i sovranisti dimenticano sempre di ricordare ai propri elettori che, nemmeno in un’epoca di minore interdipendenza, un Paese poteva essere davvero padrone del proprio destino senza una buona salute finanziaria. Se non hai in ordine i conti, non conti: è da sempre una massima di politica estera. Lo prova, da ultimo, proprio il caso tedesco. L’euro nacque allo scopo di imbrigliare la Germania unificata. Non si voleva il marco tedesco come moneta dominante in Europa. Ma grazie alla sua irreprensibilità finanziaria la Germania ha potuto sfruttare al meglio le potenzialità offerte da quella moneta unica nata per penalizzarla. Se l’Italia, in questi decenni, avesse messo a posto i propri conti oggi forse trarrebbe dall’euro benefici simili a quelli che, per merito proprio, ne ricava la Germania.
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