Come cambiano le buste paga con il coronavirus
Che il passaggio della pandemia di coronavirus in Italia abbia avuto pesanti ripercussioni sul sostrato economico è un dato di fatto considerato ormai accertato. Con il tasso di occupazione in forte calo e stanziato al 57,5% (1,5% in meno rispetto al passato 2019) e con le incertezze legate al prossimo 2021 che vedono un ulteriore peggioramento di questo dato la sensazione è quella che la tempesta non sia ancora completamente passata. E soprattutto, la paura è quella che a risentirne maggiormente saranno soprattutto le fasce più fragili della popolazione, che per la loro sopravvivenza devono fare i conti soltanto con il frutto del proprio lavoro e spesso senza nemmeno la garanzia del posto fisso (divenuto in molti casi, quanto mai un’utopia). In uno scenario che, purtroppo, senza appunto destinato a peggiorare ulteriormente.
Pandemia: chi ci guadagna…
Secondo quanto riportato dalla testata giornalistica Businessinsider, non tutti hanno però subito le stesse ripercussioni durante i difficili mesi segnati dalla pandemia. Mentre alcuni settori (come la filiera manifatturiera, il turismo, la vendita al dettaglio e la ristorazione in primis) hanno subito fortemente le restrizioni imposte dall’esecutivo, qualcuno sembra essere riuscito a superare indenne il lockdown, aumentando addirittura i livelli del proprio fatturato.
L’aumento della mole di lavoro e degli utili aziendali, però, si sono positivamente ripercossi anche sullo stipendio medio dei lavoratori, come accaduto nel caso dei corrieri postali, dei dipendenti dell’industria farmaceutica, della grande distribuzione organizzata, del settore alimentare e dei servizi essenziali. In questi casi, l’aumento in busta paga è arrivato a toccare a superare anche i mille euro, con una media stimata di 600 euro pro capite. In uno situazione limite nella quale, paradossalmente, la pandemia sembra aver incredibilmente aiutato.
La motivazione in fondo però è molto semplice: confinati nelle proprie abitazioni e nel pieno di una crisi sanitaria, la popolazione italiana ha concentrato suoi acquisti sul web, nei supermercati e soprattutto con particolare attenzione verso quei presidi medici essenziali al tempo del coronavirus. E tutto questo, di riflesso, non ha fatto altro che potenziare quelle filiere produttive e di servizi che ruotano attorno ai settori interessati.
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