Vaccino Covid, se in primavera i numeri saranno bassi via all’obbligo per alcune categorie
Al di là delle parole di ministri e sottosegretari, al netto di quelli che a prima vista sembrano scontri, il percorso per la possibile obbligatorietà del vaccino contro il Covid è tracciato. Parlare oggi di obbligo viene considerato dal governo non solo sbagliato ma controproducente. E questo perché finirebbe per alzare una comoda palla ai no vax, che proprio nel dire no hanno la loro ragione sociale, e un dubbio in più a chi ha semplicemente qualche perplessità. Non qui, non ora. E per questo il fatto che il caso sia esploso adesso non è stato certo visto con piacere nel governo. Ma questo non vuol dire che il tema sia fuori dall’agenda. Anzi. Il punto non è tanto il se ma il quando.
Il momento della verità arriverà verso aprile, quando la campagna vaccinale sarà entrata nel vivo, e in lista non ci saranno solo medici e infermieri ma anche persone «comuni». Se a quel punto il livello di adesione dovesse essere così basso da far capire che a rischio c’è l’obiettivo dell’immunità di gregge, allora l’obbligatorietà diventerebbe un’opzione reale. Quasi una necessità per evitare che la più grande campagna vaccinale della storia si trasformi in un buco nell’acqua. Tre gli strumenti possibili, tra loro complementari nel senso che uno non esclude l’altro.
Il primo è l’obbligatorietà vera e propria che potrebbe essere inserita come prerequisito nel contratto dei dipendenti pubblici. O almeno di alcune categorie, quelle più esposte al rischio come i medici e gli insegnanti. O per alcune mansioni, come quelle che prevedono il contatto con il pubblico allo sportello. È la posizione che sostiene da tempo il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa. E che alla fine è pronta ad accettare, a suo tempo e se necessaria, anche il ministro della Funzione pubblica Fabiana Dadone.
Pages: 1 2