Covid, meno tamponi molecolari: così in Italia il tasso di positività cresce
di Giuseppe Scarpa
Con i test molecolari in calo cambia la mappa dei positivi. Da novembre, quando hanno preso piede gli antigenici in farmacia, l’utilizzo dei molecolari è divenuto più selettivo. Questi ultimi, maggiormente precisi rispetto ai primi, verrebbero impiegati spesso solo dopo un caso di positività emerso con i rapidi.
E così la domanda dei molecolari si è abbassata accogliendo, per così dire, una clientela più selezionata. Questo ha comportato un risultato favorevole: viene stressato meno il sistema sanitario, anche con un buon risparmio economico. Tuttavia, questa parziale diminuzione dell’utilizzo del molecolare, ha prodotto un effetto collaterale. Un conteggio parzialmente sfalsato del tasso di contagio.
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IL CALCOLO
Fino a poco tempo fa la percentuale delle persone che risultavano positive al Covid-19
si calcolava sulla platea di pazienti che si sottoponevano
esclusivamente al molecolare, senza passare da un primo esame
dall’antigienico. Il risultato? Molte più persone eseguivano l’esame.
Adesso, invece, grazie ai test rapidi praticati nelle farmacie il numero
di soggetti che decide poi di fare la fila fuori da un drive in è più
bassa, ma è quasi sicura di avere il Covid-19. Tuttavia questo fa sì che
il rapporto tra il numero di molecolari e il numero dei positivi
restituisca un dato più elevato.
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