Covid, meno tamponi molecolari: così in Italia il tasso di positività cresce
A
tal fine il ministero della Salute sta studiando le contromisure per
cercare di rendere il conteggio più corretto possibile. E così si sta
valutando l’ipotesi di inserire nel computo non solo i test molecolari
ma anche quelli rapidi. La somma delle persone che si sottopongono ai
due esami fornirebbe una dato più onesto.
Inoltre è al vaglio anche
l’ipotesi di considerare (nel Lazio) ufficialmente positivo chi ha
incassato il risultato solo con l’antigenico (in determinate condizioni)
senza dover passare dal vaglio del molecolare.
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Infatti per velocizzare il sistema di diagnosi, un mese fa uno studio dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani ha dimostrato che, di fronte a una determinata soglia di carica virale, l’esito del tampone rapido può non esser confermato dal molecolare. Da qui l’indicazione a considerare attendibili i tamponi antigienici che restituiscano un risultato (sulla carica virale rintracciata) superiore a 10 per evitare di ricorrere all’esame classico, riducendo così i tempi e la mole di analisi.
LA POLEMICA
Nel frattempo monta la polemica politica sul numero dei contagiati in Veneto. «Noi da sempre – ha spiegato il governatore Luca Zaia – facciamo un gran numero di tamponi rapidi. Che però non possono essere inclusi nella statistica. O meglio: i positivi sono contati, ma il loro numero viene caricato sui soli tamponi molecolari. Ma nei prossimi giorni, questo cambierà». Un nuovo tipo di conteggio che effettivamente dovrebbe essere applicato su scala nazionale.
IL MESSAGGERO
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