L’Italia è forte, la politica un po’ meno

di MARINA TERRAGNI

Un po’ di inconsulto ottimismo: si può? Quel filo di luce in fondo al tunnel: vaccini, anticorpi monoclonali, test genetici. Sarà stato anche Eduardo in tv – c’è voluto il Covid perché la Rai si decidesse – che ci ha riconnesso con le nostre radici vitali. Facile dimenticare il Paese che siamo, i nostri colpi di reni, il 4 a 3, gli eroismi finali, la salvezza last minute. Non chiedeteci di organizzare le cose per tempo. Sapremo auto-acchiapparci per i capelli nell’ultimo miglio. Nessuno al mondo è come noi. Forse stiamo caricando energia negli ultimi scorci dell’anno orribile. I desideri compressi pronti a esplodere in una grande festa creativa

La crisi colpirà duro, i segni sul corpo sociale saranno profondi. Ma ci sono i soldi dell’Europa. E i risparmi privati (quasi 4.400 miliardi) che cercano una destinazione: secondo il Censis, tre su quattro sono pronti a investire nella rinascita post-Covid.

Siamo figli e figli dei figli di quelli che ce l’hanno fatta, i geni non dovrebbero tradire: lo zio tycoon che a dodici anni, finita la guerra, raccatta e vende cartacce e in pochi anni mette su due alberghi; le macerie da cui nasce il nostro cinema più grande.

Chiusi in casa e privati della Grande Bellezza ne abbiamo nostalgia come un qualunque turista tedesco. Quando la rivedremo forse sapremo guardarla con gli occhi di chi da anni va dicendo che con quello che ha e con ciò che è, con la sua natura, la sua arte, la sua biodiversità, l’Italia potrebbe essere al top se solo facesse le cose giuste.

Cose giuste che poi sono sempre quelle: strano sentire un ministro (Patuanelli, MES) tuonare in tv contro la burocrazia e – tanto per cambiare – neanche una parola su come smantellarla. Burocrazia che insieme a giustizia lenta, corruzione, evasione fiscale e alti costi dell’energia scoraggia gli investitori che premono alle porte del nostro paradiso.

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