Recovery, il piano è da rifare. Il Pd a Conte: meno bonus o si rischia
di Marco Conti
Se al Nazareno arrivano a dire «non stiamo nè con Conte nè con Renzi», la sorte del governo può dirsi segnata. Lo si comprende anche dagli incontri dei partiti con i ministri Gualtieri e Amendola sul piano di spesa del Next Generation Eu. La proposta uscita da palazzo Chigi una decina di giorni fa è stata di fatto cestinata non solo da Italia Viva che andrà oggi al Mef in delegazione (anche se Renzi ha illustrato il contropiano denominato Ciao) ma anche da Pd, Leu e, in buona parte, anche dal M5S. Nelle dieci pagine di proposte dei dem si avverte la preoccupazione che il commissario Ue Paolo Gentiloni ha esplicitato ieri nell’intervista a Repubblica: troppi micro progetti e troppi incentivi e bonus a danno degli investimenti.
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Il binario
Si riparte quindi da capo, si asciuga il testo, si concentrano le risorse su alcuni progetti, si ragiona sulla governance. Ma le scelte finali spetta a Conte proporle ai partiti e non si limiteranno al seppur importante Next Generation Eu. Infatti, malgrado i tentativi, la stesura del piano del Recovery non è mai uscita dal tavolo della verifica di maggioranza, aperta da Conte dieci giorni fa e mollata poi su un binario morto che ha lasciato campo libero a Renzi e irritato i dem che accusano sempre più chiaramente il premier di rinviare e non affrontare mai i problemi.
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