Rosso sul conto corrente può costare caro. Stretta sui debitori con 100 euro di scoperto

di ACHILLE PEREGO

Dall’anno prossimo andare in rosso sul conto corrente o non rimborsare la rata del mutuo o del prestito per comprare l’auto rischia di costare molto caro. Con la possibilità per le famiglie e le imprese, di essere classificate come “debitori in default“. Con tutte le conseguenze sui rapporti contrattuali (sospensione delle linee di credito, rientro dal debito, azioni di recupero) collegate alla definizione di “inadempienti”.

Il 1° gennaio del 2021, infatti, è l’ultimo giorno per l’entrata in vigore delle nuove norme varate dall’Eba, l’Autorità bancaria europea, a settembre 2016. Norme fin dall’inizio considerate troppo stringenti dall’Abi, e a maggior ragione ora con la crisi da Covid. “Da qualche anno noi solleviamo questo problema – avverte il presidente dell’Abi Antonio Patuelli – e abbiamo accentuato queste segnalazioni con la pandemia”. Quest’anno, aggiunge Patuelli, le autorità europee hanno allentato tante norme ma non la nuova e più rigorosa definizione di default: “Confidiamo che in questa spinta di flessibilità di emergenza pandemica ci possa essere anche questa revisione, o almeno una sospensione o un allentamento”. Tesi ribadita anche dal dg di Abi, Giovanni Sabatini che nel sottolineare “l’eccessiva rigidità” delle nuove soglie indicate dall’Eba, ha manifestato “apprezzamento nell’intensificarsi delle posizioni volte a sostenere una urgente modifica”. Posizioni che hanno visto ieri lanciare l’allarme sul rischio della stretta creditizia consumatori, imprese e forze politiche. Giorgia Meloni (Fdi) ha chiesto al governo (sollecitato anche dal Codacons) di intervenire contro “un disastro annunciato” mentre Antonio Tajani ha inviato una lettera ai commissari McGuinness e Breton.

Se non ci saranno marce indietro, dal 1° gennaio le nuove regole prevedono che un privato sia considerato automaticamente in default se è in arretrato da oltre 90 giorni per un importo in rosso di appena oltre 100 euro e/o superiore all’1% (finora era il 5%) dei prestiti o mutui in essere. Quindi 150 euro nel caso di un prestito da 15mila euro o 1000 con un mutuo da 100mila. Rispetto a oggi, se resterà identica la segnalazione dopo 90 giorni di arretrati alla Centrale rischi come “cattivi pagatori” (con quindi poi le difficoltà a ottenere nuovi finanziamenti), il default, pur riguardando un unico debito, all’interno dello stesso gruppo bancario si estenderà a tutti i finanziamenti in essere e non si potranno usare altre linee di credito per compensare il rosso. Infine, si potrà tornare in bonis solo tre mesi dopo aver onorato gli arretrati, con commissioni e interessi compresi.

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