Rivoluzione verde, infrastrutture, digitalizzazione, le prime tre voci di spesa del Recovery plan italiano

di Enrico Marro

Cominciano a prendere forma i programmi d’investimento sui quali il governo chiederà i finanziamenti europei previsti dal Next generation Ue (circa 200 miliardi di euro tra prestiti e trasferimenti). Sono contenuti nella bozza di «Schede progetto» aggiornata al 29 dicembre: 153 pagine lungo le quali viene dettagliato l’insieme degli investimenti previsti da qui al 2026 per rilanciare e modernizzare il Paese dopo la pandemia. Si tratta di oltre 150 voci di spesa raggruppate sotto sei capitoli che rappresentano le priorità del piano: digitalizzazione, rivoluzione verde, infrastrutture, istruzione e ricerca, parità di genere ed equità, salute.

La voce per la quale si prevede di spendere di più è quella della «Rivoluzione verde»: 74,3 miliardi. Al secondo posto la «Digitalizzazione», con 46 miliardi. Poi le «Infrastrutture» (27,8 miliardi), l’«Istruzione e ricerca» (19,1), la «Parità di genere ed equità» (18,4) e infine la Salute, con 9 miliardi. Totale: circa 195 miliardi di cui 122 per finanziare progetti nuovi e il resto per sostituire con risorse europee progetti già finanziati col bilancio nazionale e risparmiare così sugli oneri per interessi. In assoluto la voce per la quale si prevedono i maggiori investimenti è quella per l’efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici: 40,1 miliardi, di cui 22,4 solo per prorogare il Superbonus 110%. Al secondo posto l’innovazione 4.0 delle imprese: 32,4 miliardi, di cui quasi 20 per progetti aggiuntivi che comprendono anche 2,64 miliardi per la banda larga 5G. Al terzo posto 23,7 miliardi per l’alta velocità ferroviaria, compresi 2 miliardi per la messa in sicurezza e il monitoraggio digitale, di strade, viadotti e ponti. Al quarto la transizione energetica e la mobilità sostenibile con 18,5 miliardi, di cui 4,7 per lo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, 1,34 per la produzione e l’uso dell’idrogeno verde e 6,95 per il trasporto pubblico locale green. Resta all’ultimo posto la sanità, con 9 miliardi di cui 5 per l’assistenza di prossimità e la telemedicina e 4 per l’innnovazione e la digitalizzazione.

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