Covid, Fabrizio Pregliasco: «Il freddo aumenta i rischi, decisivi i prossimi 3 mesi»
Vaccini, la svolta di Londra: una sola dose a più persone possibili. E gli Usa ci stanno pensando
Per la gestione dell’epidemia non si preannuncia nulla di buono, allora.
«Lo
abbiamo visto nell’andamento dell’epidemia nel periodo di gennaio. Non
dimentichiamo che il virus ha cominciato a circolare nel mese di
novembre dello scorso anno, proprio durante il periodo freddo, mentre
poi durante l’estate, come si è visto, sicuramente anche grazie al
lockdown e a temperature più calde, si è ridotta la diffusione».
Però in alcuni Paesi, come per esempio in Brasile o in Florida, il Sars Cov 2 si è diffuso lo stesso nonostante il caldo.
«Ovviamente
i virus influenzali contano su una grande quota di soggetti
suscettibili, non si fermano di fronte alle condizioni climatiche. Di
sicuro però vengono molto facilitati nella trasmissione se c’è uno
sbalzo termico».
Quale impatto potrebbe avere questo fattore nell’andamento dell’epidemia?
«Speriamo
che al contagio da Sars Cov 2 non si aggiungano anche gli effetti
negativi dell’influenza. Per evitare di intasare ancora di più gli
ospedali, già al limite, auspichiamo che i contagi per il virus
influenzale rimangano a livelli bassi, come è successo in Australia.
Quest’anno, nel loro inverno cioè il nostro agosto, la stagione è stata
veramente molto limitata in termini numerici di infezioni influenzali,
perché mascherine e distanziamento sociale sono un elemento che blocca
anche la diffusione dell’influenza. Però è chiaro che, dopo le
festività, dovremo fare molta attenzione a mettere in campo misure molto
stringenti e oculate».
Quali misure andrebbero rafforzate per non ritrovarci con un’impennata di malati a gennaio?
«Sarà
fondamentale soprattutto una grande attenzione alla gestione dei mezzi
di trasporto pubblico. Si spera che il servizio, anche in vista della
riapertura della scuola, venga riorganizzato al più presto».
Finora, però, nonostante siano passati diversi mesi dall’inizio della pandemia, non si è riusciti a farlo.
«E
invece è un aspetto fondamentale. Lo scaglionamento degli orari degli
studenti o dei lavoratori è inefficace se non viene aumentata la
frequenza del numero dei mezzi a disposizione, per evitare appunto che
ci sia un affollamento in questi luoghi particolarmente a rischio».
Intanto l’andamento dell’epidemia non fa stare tranquilli.
«Purtroppo la situazione attuale risente delle riaperture decise dall’8 dicembre. Il lockdown lungo è stato modulato, ha mantenuto piatta la curva dei contagi senza farla salire. In sostanza, non si riesce a controllare la malattia, ma solo a mitigarla, a ridurre cioè la velocità del numero dei nuovi casi».
IL MESSAGGERO
Pages: 1 2