“Le tasse? Una giungla incomprensibile”. La ricetta Ruffini: tagliare le leggi inutili

di RAFFAELE MARMO

Quanto è urgente riformare il fisco? Ernesto Maria Ruffini, il “capo” della macchina tributaria italiana, un giovane avvocato-scrittore appassionato di pittura che ha speso parte della vita a difendere i cittadini proprio dal fisco e che oggi si ritrova per la seconda volta alla guida dell’Agenzia delle Entrate, è netto: “È urgente e condivisa una riforma del Fisco. Era un’esigenza già sentita, ancora prima che l’emergenza sanitaria portasse alla luce in modo dirompente alcune fragilità del nostro Paese. Il nostro sistema fiscale è davvero una giungla impossibile da comprendere per chiunque, fatta di 700-800 leggi che in 50 anni hanno avuto oltre 1.200 modifiche. Abbiamo una confusione legislativa che consente al cittadino di confondersi, alla Agenzia delle Entrate di commettere errori e all’evasore di non essere trovato. È arrivato il momento di metterci mano”.

Da dove cominciare? 

“Il primo passo deve essere proprio la riorganizzazione delle troppe leggi tributarie esistenti. Sarebbe già un grande risultato avere testi organizzati per tipo di tributi e per procedure: dichiarazione, versamento, accertamento, contenzioso, riscossione, processo tributario. Raccolte simili metterebbero il Parlamento nelle condizioni di intervenire in modo razionale su tali testi, innovandoli con un’opera sistematica di semplificazione. Una volta fatto questo, si può passare a una vera riforma: l’ultima risale ormai a cinquant’anni fa”. 

Quali i cardini del riassetto? 

“Serve una riforma che riguardi tutto: tassazione delle persone fisiche e delle partite IVA, imposte dirette, indirette, accertamento, riscossione e contenzioso tributario. Ma la riforma del fisco non è solo una questione relativa al fatto di scegliere quale imposta aggredire o quale aliquota individuare. La riforma fiscale da fare è molto più ampia. Con l’obiettivo che il cittadino venga prima del contribuente: rispetto reciproco, stesso livello di garanzie, zero burocrazia”. 

Quanto tempo ci vuole per realizzare questo “mondo fiscale dal volto umano”?

“Il fisco nel suo complesso non è la mera somma di numeri e norme. È un’infrastruttura, forse la più importante perché da questa dipendono tutte le altre. E un’opera pubblica che ha bisogno di un progetto di medio periodo, di costante manutenzione e di un investimento in risorse umane, tecniche e finanziarie. Per far crescere una quercia ci vogliono 100 anni, ma per una zucca bastano 2 mesi. Così, anche nella politica tributaria dovremmo piantare querce, dalla crescita lenta ma duratura, e non zucche, rapide ma effimere”. 

Dobbiamo, però, fare i conti, anche fiscali, con il disastro economico prodotto dalla pandemia. 

“E un’ampia e condivisa riforma fiscale potrà concretamente aiutare la ripresa, diventarne anzi un volano formidabile. Dare certezze nelle norme e semplicità negli adempimenti libera tempo ed è un valore”. 

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