Renzi, tam-tam continuo “Il 7 ritiro le ministre”
Matteo Renzi ignora l’appello del capo dello Stato Sergio Mattarella e va allo scontro finale con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: via i ministri di Italia Viva dal governo.
Il senatore di Rignano fa sapere che il 7 gennaio prossimo annuncerà l’addio della delegazione Iv, i ministri Teresa Bellanova (Agricoltura) e Elena Bonetti (Famiglia), all’esecutivo Conte. È la risposta al guanto di sfida («Se è crisi, vado in Parlamento») lanciato dal premier nella conferenza stampa di fine anno. Il tam tam si fa insistente nelle ultime ore: i renziani sono pronti a uscire dalla maggioranza. Renzi raccoglie la sfida di Conte e assesta uno schiaffo al Presidente della Repubblica. In occasione del discorso dell’ultimo dell’anno, il Colle ha spronato i partiti (in primis a Italia Viva) a «non inseguire vantaggi di parte». Di tutta risposta ieri, Renzi (destinatario del monito del capo dello Stato) – dalle pagine del Messaggero – ha rilanciato l’affondo: «Se Conte vuole la conta, lo aspettiamo in Parlamento. Conte ha detto che verrà in Parlamento. A mio giudizio ha sbagliato a chiudere così la verifica di governo. Ma se ha scelto di andare a contarsi in Aula accettiamo la sfida. Peraltro lo ha fatto dal pulpito di una conferenza stampa mentre il Senato votava per la prima volta una legge di bilancio il 30 dicembre senza possibilità di cambiarla. Uno scandalo istituzionale. Peccato che Conte abbia preferito evitare l’Aula per inseguire l’ennesima diretta tv». L’ex premier sguinzaglia contro Mattarella e Conte anche il capogruppo Iv alla Camera dei deputati: «Nel caso in cui ci saranno transfughi di Forza Italia che salveranno il governo nessuno di noi griderà allo scandalo, ma Iv continuerà il proprio lavoro dall’opposizione. Se il governo entra in crisi, Pd e 5Stelle sostengono che ci restano solo le urne. Il voto non è mai una minaccia», attacca Maria Elena Boschi in un’intervista a Repubblica. L’appello del capo dello Stato sembra caduto, dunque, nel vuoto. Soprattutto alla luce dell’annuncio (ormai è questione di ore) del ritiro della delegazione di ministri dall’esecutivo dal 7 gennaio.
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