Terza ondata, medici britannici: «Il peggio deve arrivare». Lo scenario choc (nonostante il vaccino)

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Lo scenario

Un consulente senior di terapia intensiva presso un importante ospedale universitario nel sud di Londra dipinge al quotidiano “Mirror” uno scenario fosco: «Abbiamo centinaia e centinaia di pazienti in terapia intensiva all’inizio del nuovo anno e senza dubbio la situazione si aggraverà. Sarà peggio dell’ultima volta e non finirà presto. Saremo in queste condizioni per tre o quattro mesi. Anche con il vaccino in arrivo». I sanitari, riferisce il consulente, prevedono che il picco verrà raggiunto tra l’11 e il 15 gennaio a Londra. «Se ciò dovesse accadere, potremmo dover spedire i pazienti a lunga distanza. Potrebbe essere nelle Midlands o più lontano se gli ospedali del sud-est e dell’est dell’Inghilterra sono pieni. Stiamo assistendo a un aumento dei tassi di ricoveri per Covid del 4-5% ogni giorno. Facendo i calcoli, saremo a un punto di crisi tra un paio di settimane. La nostra normale capacità di terapia intensiva è di 50 letti e stavamo pianificando di raddoppiarla a 100. Abbiamo 140 pazienti Covid nei nostri reparti di terapia intensiva e saliremo a 185. Ma potremmo andare anche oltre». Il problema, spiega il medico al “Mirror”, non è la mancanza di ventilatori, bensì di personale, «stanco dopo nove mesi di battaglia e messo fuori gioco dai contagi». Martedì scorso più di un terzo dei letti di terapia intensiva in 23 aree era occupato da pazienti Covid-19. Nel North Middlesex, a Londra, Medway e Dartford e Gravesham nel Kent erano più della metà. Si teme che presto tutti i posti in terapia intensiva saranno occupati da pazienti Covid, già ora poco meno della metà di tutti i principali poli ospedalieri in Inghilterra ha più contagiati rispetto al picco della prima ondata del virus.

Modalità catastrofe

Strutture sanitarie e servizi di ambulanza stanno lottando con un tasso di malattia del personale da due a tre volte superiore: è compreso tra l’8% e il 12% rispetto al livello normale del servizio sanitario del 4%. La notizia arriva dopo che un’e-mail interna dal Royal London Hospital, come riporta il “Mirror”, ha avvertito di essere in «modalità catastrofe» e di non essere più in grado di fornire cure critiche di alto livello. Dice il dottor Stephen Webb, presidente della Intensive care society: «Probabilmente ora siamo in una posizione migliore rispetto alla prima ondata in termini di ventilatori per terapia intensiva. Ma non va bene avere un letto e un ventilatore se non si dispone di personale per azionare il ventilatore e prendersi cura del paziente. Il fatto che alcuni ospedali operino ora con un rapporto di un infermiere su quattro pazienti in terapia intensiva è molto preoccupante». E sull’intero sistema a rischio collasso «non c’è dubbio che la variante avrà un grande impatto», aggiunge il professor Goddard. «Sappiamo che è più contagioso, quindi i numeri che stiamo vedendo nel sud-est, a Londra e nel Galles meridionale, si rifletteranno nel prossimo mese, anche due mesi, nel resto del Paese». Quest’anno il governo britannico investirà 52 miliardi di sterline e 20 miliardi l’anno prossimo per sostenere il sistema sanitario.

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IL MESSAGGERO

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