Ambiente, addio 2020: 5 buone notizie che fanno ben sperare
I Paesi del G20 non fanno abbastanza per ridurre le fonti fossili
di Giacomo Talignani
Ma la vera lezione è un’altra: di fronte a una crisi planetaria si è stati capaci di convogliare risorse economiche, capacità tecnologiche e competenze scientifiche verso un obiettivo preciso: realizzare nel minor tempo possibile un vaccino contro il Covid-19. Ci si è riusciti in meno di un anno. Un record. Se si applicasse la stessa determinazione alla crisi climatica si troverebbero certamente soluzioni per facilitare la transizione dai fossili alle rinnovabili. Il problema è che ancora oggi tra i cittadini, e soprattutto tra i politici, il global warming non è percepito per l’emergenza che è, capace non di funestare un anno come ha fatto il virus, ma di cambiare il volto del Pianeta per millenni.
Mutamenti climatici, cosa è successo mentre si parlava solo di Covid
di Claudio Gerino
Il tramonto del petrolio, l’alba del solare. Nell’agosto scorso, Exxon Mobil è scomparsa dal Dow Jones Industrial Average, il più noto indice azionario della borsa di New York. Ne faceva parte dal 1928, quando si chiamava ancora Standard Oil del New Jersey. E sempre ad agosto, il comparto energia, cioè le compagnie petrolifere e del gas, si sono ridotte fino a diventare la componente con la ponderazione più bassa dell’indice S&P 500. E pensare che nel 2008 rappresentava il secondo settore più grande, subito dopo le compagnie dell’hi-tech. Un declino ormai inarrestabile, sancito dai mercati finanziari. Parallelamente, NextEra Energy, un’azienda della Florida che vende elettricità eolica e solare ai servizi pubblici, è diventata una delle società energetiche più quotate degli Stati Uniti e il suo valore compete con quello di Exxon e Chevron. L’intervista
Il direttore dell’Iea Fatih Birol: “Il futuro dell’energia è nel solare”
di Luca Fraioli
Un passaggio di testimone ratificato persino dall’Agenzia internazionale per l’energia (Iea), nata negli anni dello shock petrolifero per garantire ai paesi membri gli approvvigionamenti di greggio. Lo scorso ottobre il suo direttore esecutivo Fatih Birol ha dichiarato: “Il futuro è dell’energia solare”.
La lunga marcia della carbon tax
di Luca Fraioli
La lunga marcia Cinese per la carbon neutrality. La notizia migliore del 2020 è arrivata da Pechino il 22 settembre scorso, quando il leader cinese Xi Jinping ha annunciato che il suo paese sarà a emissioni zero entro il 2060. In Occidente ci si domanda come sarà possibile, considerando le dimensioni del Paese e il ruolo che gioca ancora il carbone nella produzione energetica cinese. Ma alla leadership comunista non si applicano le stesse categorie delle democrazie occidentali: può decidere e agire, anche calpestando i diritti dei cittadini, pur di raggiungere l’obiettivo. Basti pensare alla gestione della pandemia. Un paese al microscopio
La sorprendente promessa verde cinese al microscopio
di Massimo Tavoni
Resta il fatto che con la scesa in campo della Cina, l’Unione europea non è più l’unica potenza a dover trainare la comunità internazionale verso il traguardo del rispetto degli Accordi di Parigi. Una solitudine che era stata all’origine del fallimento della conferenza Onu sul clima Cop26 del novembre 2019 a Madrid.
L’accordo Ue sul clima non piace agli ambientalisti e ai giovani di Greta: “Poco ambizioso”
di Giacomo Talignani
Il ritorno dell’America. A inizio novembre gli Stati Uniti sono usciti formalmente dagli Accordi di Parigi: un atto dovuto, conseguenza della decisione presa anni prima dal presidente Donald Trump. Fortunatamente qualche giorno prima lo stesso Trump era stato bocciato da oltre ottanta milioni di americani che hanno votato per Joe Biden. E il presidente eletto ha subito precisato: il mio primo atto da inquilino della Casa Bianca sarà chiedere che gli Stati Uniti vengano riammessi negli Accordi di Parigi sul clima.
Clima, la corsa contro il tempo di Biden per riparare ai danni fatti da Trump
di Giacomo Talignani
Quello ambientale è forse il campo dove l’avvicendamento nello studio ovale produrrà gli effetti maggiori e più immediati. Si è passati dal Trump che negava il riscaldamento globale portando come prova le tempeste di neve nel Midwest e autorizzava nuove trivellazioni nell’Artico, al Biden che ha nominato un dream team per l’emergenza climatica: da John Kerry, che da Segretario di Stato nell’amministrazione Obama firmò gli Accordi di Parigi, a Michael Regan, primo uomo di colore a dirigere l’Environmental protection agency (Epa), a Jennifer Granholm scelta per il ministero dell’Energia. Stati Uniti
Il colpo di coda di Trump: vendere i diritti per le trivelle nell’Artico
di Giacomo Talignani
Si metteranno al lavoro dal 20 gennaio prossimo, quando formalmente Joe Biden assumerà i pieni poteri di presidente degli Stati Uniti. E probabilmente si coordineranno con europei e cinesi per elaborare una strategia comune che salvi le future generazioni dall’innalzamento delle temperature.
Clima, gli obiettivi dell’Onu possono essere “a portata di mano”
di Claudio Gerino
E questa, speriamo, sarà la prima buona notizia del 2021.
LA STAMPA
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