Governo, Renzi vuole il rimpastone: Conte si dimetta e trattiamo. Ma Palazzo Chigi non si fida
E ancora: «Siamo convinti che al Paese vada evitata una crisi dagli sviluppi davvero imprevedibili». Sulla stessa lunghezza M5S: «Oggi parlare o paventare una crisi di governo sarebbe incomprensibile e irresponsabile», mettono nero su bianco il capo delegazione Bonafede e la guida politica Crimi.
Il tentativo dei dem e dei pentastellati è costruire un argine al premier. Ma è una difesa che rischia di non avere i numeri alle Camere. Iv non arretra. Anzi alza l’asticella con Renzi che ha posto a Conte una serie di condizioni sul Recovery plan. L’ha spuntata sulla fondazione della Cyber Security ma sul Mes i rosso-gialli andrebbero a sbattere su un muro se passasse la mediazione ipotizzata dai dem, con l’ok del ministro Gualtieri. Ovvero utilizzare 12 miliardi dei 36 previsti per il fondo Salva-Stati. Sulla possibilità di avere maggiori margini per gli investimenti Pd e Iv potrebbero essere accontentati. Ci saranno «maggiori fondi per i servizi sociali, la disabilità, l’integrazione sociosanitaria, per i giovani, il terzo settore, gli anziani e per gli asili nido», hanno fatto sapere fonti dem. Si tratta anche sui Servizi. Conte vorrebbe cedere la delega a un tecnico, ma Pd e Iv spingono per un politico. I nomi in ballo sono quelli dei dem Bordo, Borghi e Fiano.
Tuttavia la situazione resta bloccata fino a quando non sarà chiaro l’epilogo della verifica. Con il Colle preoccupato. I pontieri sono al lavoro per costruire un percorso blindato per arrivare a un Conte ter. «Ci vorranno ancora alcuni giorni ma è una strada obbligata», dice un ministro. Renzi vorrebbe un esecutivo con tutti i leader dentro, «un governo politico». Zingaretti, però, non è disponibile. «Renzi sta facendo il suo nome per far sì che al Nazareno arrivi il presidente della Regione Emilia Romagna Bonaccini in modo che lui possa rientrare», è il sospetto di un big pd. Lo stesso senatore di Rignano ai suoi interlocutori giura che il suo futuro è un altro. E allora la scelta ricadrebbe eventualmente sul fedelissimo Rosato. Alla Difesa, qualora Guerini traslocasse agli Interni. Non è in discussione la casella della Farnesina, invece, Di Maio non si sposterà. Ma rischiano i ministri M5S Catalfo e Costa.
L’orologio della crisi corre veloce. Per il momento il presidente del Consiglio non ha convocato ancora una riunione ma a frenare è lo stesso Renzi. Si siederà al tavolo solo quando arriveranno le risposte alle questioni poste da Italia viva. «Voglio capire cosa vuole, fin dove è intenzionato ad arrivare», il ragionamento di Conte. Del resto anche chi sta tessendo la tela sottolinea che il tassello mancante per un accordo è uno solo: «Renzi vuole un Conte ter o fare fuori il presidente del Consiglio?». Il premier è dunque al bivio. Scegliere la strada delle dimissioni con Renzi che continua a sognare Draghi affinché sia lui a gestire tutto il pacchetto del Recovery plan, oppure resistere e andare fino in fondo? Una parte del Movimento è per questa seconda soluzione. Ma non tutti sono disponibili a seguire il premier, molti puntano le proprie fiches solo sulla fine della legislatura. Dei ‘responsabili’ non c’è traccia. «Conte ha un’ultima chance», continua a ripetere il leader di Iv. Ma il premier ancora non esclude di andare in Senato per ripetere l’operazione Salvini, ovvero addossare la colpa di una eventuale crisi a Renzi. «Così non ci sto a farmi impallinare», ha fatto sapere ai suoi alleati.
IL MESSAGGERO
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