Recovery, in arrivo più soldi per sanità, istruzione e Comuni
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Il rafforzamento
Ci sarà invece un forte rafforzamento delle risorse a favore dei Comuni. Avranno un capitolo tutto destinato a loro di oltre un paio di miliardi di euro. I fondi serviranno soprattutto per i centri storici, per i beni culturali e per il risanamento urbanistico. Resiste anche il capitolo su Roma, che dovrebbe valere in tutto una decina di miliardi. Una parte dei fondi serviranno per la preparazione del Giubileo 2025, altri per il completamento delle infrastrutture della città: dall’anello ferroviario, alle metro C e D, fino al collegamento ad alta velocità dell’aeroporto di Fiumicino.
Nel complesso ci sarà un riequilibrio tra le risorse destinate agli investimenti e quelle invece per gli incentivi. Saranno privilegiati quegli investimenti che garantiranno un moltiplicatore elevato, in modo da dare un contributo alla crescita. In quest’ottica saranno finanziate maggiormente le infrastrutture, con un occhio particolare a quelle del Mezzogiorno, che beneficerà del 40% degli investimenti totali previsti dal piano. Fino a ieri sera, invece, non ci sarebbe stato nessuno spiraglio su un’altra delle richieste fatte dalla delegazione renziana, ossia aumentare la quota di prestiti europei da destinare a investimenti aggiuntivi. Inm effetti una settantina di miliardi di euro, sui 196 del Recovery italiano, presi a prestito dall’Europa, sono stati utilizzati per «sostituire» fondi nazionali impegnati su opere già programmate. Il motivo di questa scelta dipende dalla volontà del ministro Gualtieri, di non voler far correre troppo il deficit e il debito pubblico. Due parametri tenuti sotto stretto controllo dall’Europa e sui quali potrebbe risvegliarsi anche l’attenzione dei mercati dopo che, soprattutto grazie agli interventi della Banca centrale europea, lo spread con i titoli tedeschi è ai minimi.
Il Tesoro insomma, è preoccupato di non dare segnali sbagliati, anche tenendo conto che per affrontare la crisi sono già stati impegnati oltre 100 miliardi di euro e il debito è destinato a schizzare fino a sfiorare il 160% del Pil. Che l’andamento sia questo lo dimostra anche il dato sul fabbisogno salito a 158 miliardi di euro, in peggioramento di ben 117 miliardi.
IL MESSAGGERO
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