Nucleare, un errore chiamato Pienza
di ALESSANDRO FARRUGGIA
Roma, 5 gennaio 2021 – Buon anno, Pienza. Dopo una attesa che si protraeva dal 2 gennaio 2015 la Sogin ha avuto il nulla osta del governo e ha pubblicato la Cnapi, la segretissima carta nazionale delle aree più idonee alla costruzione del deposito nazionale dei rifiuti radoattivi. Una opera, sia detto con chiarezza, assolutamente necessaria dato che atualmente i rifiuti nucleari (31 mila metri cubi oggi, in prospettiva 80 mila nei prossimi decenni) sono stoccati in una pluralità di siti e in condizioni talvolta non ottimali, ma che dopo il clamoroso autogol del 2003 a Scanzano Jonico – quando il generale Jean, all’epoca alla guida di Sogin, scelse, d’intesa con il solo sindaco di Scanzano, la località di Terzo Cavone come potenziale sito e innescò una rivolta che localmente coinvolse l’intera società civile e condusse il progetto al fallimento – era temuta come la peste da ogni governo.
L’esecutivo Conte ora prende il coraggio a quattro mani e finalmente fa uscire la carta, e sin qui non bene ma benissimo, giacchè la trasparenza è essenziale in operazioni così delicate e l’ignavia è un peccato grave. Il problema però è anche cosa c’è scritto nella carta e nella corposa documentazione acclusa. E qui iniziano i problemi. La Cnapi non dice dove bisognerà costruire il deposito, ma delinea 67 aree nelle quali ci sono le condizioni tecniche per costruire il deposito. Le aree hanno diversi punteggi. Il più alto le hanno le aree verde smeraldo, poi quelle verde chiaro, quindi quelle azzurre (situate nelle isole) e infine quelle gialle (a moderato rischio sismico).
Le aree considerate più interessanti sono 23. Dodici sono zone verde smeraldo (due in provincia di Torino, cinque in provincia di Alessandria, cinque in provincia di Viterbo) mentre undici sono zone verde chiaro: un’altra nella provincia di Alessandria, altre due nella provincia di Viterbo, una nella provincia di Bari (Gravina), una nella provincia di Matera, due tra Bari (Altamura) e Matera, due tra Matera e Taranto (Laterza), una nel Grossetano (comune di Campagnatico, in direzione di Cinigiano) e una nel senese (tra Trequanda e Pienza). E qui casca l’asino e scivola la Cnapi.
Pienza, piccolo Comune della Val D’Orcia, è stato iscritto nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco in quanto “luogo di elevato valore universale perché rappresenta la prima applicazione della concezione umanistico rinascimentale dell’urbanistica” perché “occupa una posizione determinante nello sviluppo della concezione del progetto di città ideale” e perché il suo centro storico “costituisce un capolavoro del genio creativo urbano”, mentre la Val D’orcia “è una eccezionale testimonianza del modo in cui fu riscritto il paesaggio del rinascimento per rappresentare gli ideali del buon governo”. In Italia il signficato di Pienza è patrimonio condiviso, comune sentire, vissuto condiviso e orgoglio nazonale.
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