Nucleare, un errore chiamato Pienza

L’Unesco se ne è accorta, Sogin, no. E questo è grave non solo per una generica scarsa sensibilità, ma anche perché l’Ispra nel 2014 dettò puntigliosamene i criteri di selezione della Cnapi. C’erano 15 criteri di esclusione (zone vulcaniche, zone contrassegnate da sismicità elevata, zone interessate da fenomeni di fagliazione, da pericolosità geomorfologica o idraulica, zone contraddistinte dalla presenza di depositi avvuvionali di età olocenica, ubicate ad una altitudine maggiore di 700 metri, con versanti con pendenza media maggiore dl 10%, lontane meno di 5 chilometri dalla costa e comunque ad meno 20 metri di altezza sul mare, caratterizzate da livelli piezometrici affioranti, con aree protette identificate, zone non “ad adeguata distanza dai centri abitati”, zone che non fossero almeno 1 km da autostrade e strade extraurbane proncipali e da line ferroviare fondamentali, con importanti risorse del sottsuolo, zone caratterizzate dalla presenza di attività industriali a rischio di incidente rilevane, da dighe, sbarramenti idraulici, aeroporti e poligoni di tiro militari), e c’erano 13 “criteri di approfondimento” “da valutare nelle fasi di localizzazione”. Tra questi, al punto undici, c’era la presenza di “produzioni agricole di particolare qualità e tipicità e luoghi di interesse archeologico e storico”. Pienza e la Val D’Orcia, patrimonio del’Unesco e icona mondiale del paesaggio mirabilmente antropizzato della capagna italiana, non sono stati considerati tali. L’autogol è imbarazzante.

Sia chiaro, la Cnapi è solo un primo faticosissimo passo. La legge dice che la carta verrà sottoposta per quattro mesi a una consultazione pubblca, poi si terrà un seminario nazionale aperto a enti locali, associazioni, sindacati, università e ricercatori, dopodiché alla luce delle osservazioi ricevute la Sogin aggiornerà la Cnapi che verrà sottoposta ancora una volta ai ministeri dello Sviluppo Economico, del’Ambiente, delle Infrastrutture e all’ispettorato di controllo nucleare Isin. Da qui nascerà la Cnai, la carta nazionale delle aree idonee, e si cercheranno di convincere i Comuni che hanno aee idonee a farsi avanti, in cambio di incentivi. Sarà un processo lungo e partecipato, che certamente porterà all’esclusione di Pienza. Perché includerla allora, eludendo il criterio di approfondimento numero undici e rischiando di innescare una protesta simile a quella vista a Scanzano Jonico? Mistero. Certo è che con queste premesse e questa poca sensibilità alla realtà, questa attenzione ai soli solidi criteri ingegneristici e non anche a quelli culturali, storici e artistici la strada verso il deposito nuclare italiano fa un altro passo falso e mina la propria credibilità agli occhi di una opinione pubblica già diffidente contro ogni progetto che abbia a che fare con il nucleare, pur se fatto bene e senza rischi. E così si perderà altro tempo. Cioè l’opposto di quello che servirebbe. Complimenti, Sogin.

QN.NET

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