Recovery già riscritto: più sanità e meno bonus

L’altra novità rilevante, emersa già nella tarda serata di martedì, è il raddoppio dei fondi destinati al capitolo sanità che passano da 9 a 18 miliardi di euro. Tale ammontare non esclude a priori un ricorso ai prestiti del Mes sanitario, magari per un ammontare ridotto rispetto ai 37 miliardi disponibili per l’Italia (secondo i rumors si potrebbe chiedere una decina di miliardi, anche in questo caso per «accontentare» Iv). Come evidenziato dal presidente del Consiglio, infine, «maggiori risorse saranno destinate ai giovani, al terzo settore, agli asili nido e alle persone con disabilità», richieste che portano la firma del Partito democratico che con i ministri degli Affari Ue Amendola e della Coesione Provenzano avrà voce in capitolo nella stesura del testo definitivo, sebbene nessuna indicazione finora sia trapelata su come sarà composta la cosiddetta «cabina di regia».

Restano sullo sfondo alcune questioni tecniche fondamentali. In primo luogo, la riduzione dei bonus (soprattutto quelli di Industria 4.0 non destinati a investimenti hi-tech) inciderà sulla competitività delle imprese italiane cui può giovare anche l’acquisto sovvenzionato di un furgone. In seconda istanza, non è ancora chiaro come saranno perseguiti i programmi di riforma che rappresentano l’unica arma per evitare che il ritorno in vigore dei Trattati Ue si traduca in un salasso fiscale per riportare i conti in ordine (non a caso Silvio Berlusconi sul Sole ha enfatizzato il tema). Ultimo ma non meno importante: il cronoprogramma. Prima si realizzano gli obiettivi, maggiore sarà la crescita del Pil, minore la probabilità di una stangata.

IL GIORNALE

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