Jake Angeli, chi è lo Sciamano che ha guidato l’assalto al Congresso a Washington
I Proud Boys, che Trump ha chiamato «patrioti» e ai quali ha chiesto di tenersi pronti (Stand back and stand by), si erano organizzati da tempo. Il loro leader, Enrique Tarrio, 36enne di origini cubane di Miami, è stato arrestato lunedì a Washington, per aver bruciato ad un’altra marcia di un mese fa una bandiera di Black Lives Matter strappata da una chiesa nera. Gli hanno trovato addosso munizioni pesanti illegali, ma è stato rilasciato con il divieto di restare nella capitale. Ieri sera è riapparso su Parler — il social che ha accolto gruppi di estrema destra banditi dagli altri social. Qui sono state scambiate le indicazioni sulle postazioni della polizia, su come raggiungere Capitol Hill evitando gli sbarramenti delle forze dell’ordine e su quali attrezzi portare per forzare porte e finestre. Sembra che almeno una decina di persone abbiano invitato a portare armi nelle sale del Congresso. Tarrio ha promesso che avrebbe spiegato più tardi i dettagli dell’arresto, prima voleva «godersi lo spettacolo» al Congresso, raccontato su Parler sul profilo «Murder the Media» (uccidi i media).
Alle 6 del pomeriggio, mentre stava per scattare il coprifuoco stabilito dalla sindaca di Washington Muriel Bowser, i trumpiani lentamente tornavano agli alberghi nei dintorni della Casa Bianca, verso stanze affittate con Airbnb o in casa di amici. All’altezza del monumento dell’obelisco, cinque uomini in completa tenuta paramilitare spiegavano: «Veniamo dalla North Carolina, siamo qui per difendere il nostro presidente. Ci hanno rubato le elezioni». Ma non tutti sembravano avere le idee chiare. Alla domanda: «D’accordo, ma chi vi ha rubato le elezioni?», la pattuglia farfugliava risposte diverse: «Il governo…», «Sì, il governo, i democratici». La città era sigillata, bloccate le due arterie che collegano la National Mall, con camion messi di traverso. Davanti al Campidoglio un imponente schieramento di agenti, guardia nazionale e rinforzi dalla Virginia. Su Parler, Tarrio giurava: «Non si può incatenare un’idea».
IL GIORNALE
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