Strage di Viareggio: non fu omicidio
Le richieste dell’accusa. Il procuratore generale aveva chiesto di confermare 23 delle 25 condanne, tra cui quella 6 anni di carcere per Michele Mario Elia, ex amministratore delegato Rete ferroviaria italiana, e Vincenzo Soprano, ex amministratore delegato di Trenitalia, e di quelle a carico dei dirigenti e manager delle società estere dove venivano mandati in revisione i carri merci.
Nel processo di appello che si è concluso nel giugno del 2019, Mauro Moretti era stato condannato a 7 anni per reati che vanno dal disastro, all’omicidio plurimo colposo, lesioni colpose, incendio. Per l’ex ad di Ferrovie dello Stato e Rfi, che ha rinunciato alla prescrizione, il procuratore aveva chiesto un appello bis.
Nella requisitoria del pg, lo scorso 2 dicembre, un nuovo processo è stato chiesto pure per l’ex dirigente Rfi Francesco Favo che era stato condannato in appello a quattro anni, e per le ‘figure tecniche’ di Giovanni Costa e Giorgio Di Marco, che invece erano stati assolti.
Le tappe del processo. Alla decisione di oggi si è arrivati dopo un procedimento lungo e complesso. Dopo le indagini, 18 luglio 2013 il gup del Tribunale di Lucca decide il rinvio a giudizio di 33 imputati e fissa per il 13 novembre la prima udienza del processo. Il 31 gennaio 2017 arriva la sentenza di primo grado emessa dai giudici di Lucca che porta alla condanna di 23 dei 33 imputati accusati a vario titolo di disastro ferroviario, incendio colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali. Il 20 giugno 2019, nove giorni prima del decennale della strage, arriva la sentenza della Corte d’appello di Firenze. Di fatto una ratifica dell’impianto accusatorio del verdetto pronunciato dai giudici di primo grado e, in primo luogo, conferma le condanne ai vertici di Ferrovie: sette anni per Mauro Moretti, sei anni per Michele Mario Elia e Vincenzo Soprano. Una sentenza contro la quale le difese degli imputati presentano ricorso in Cassazione. Il 2 dicembre 2020 a Roma si apre il giudizio di terzo grado, concluso oggi.
L’avvocato familiari delle vittime: “In Cassazione sapendo di aver fatto l’impossibile”. Tiziano Nicoletti, il legale dell’associazione “Il mondo che vorrei”, composta dai familiari delle vittime del rogo, il giorno prima del verdetto ha scritto su Facebook: “Domani andiamo a Roma con la speranza che la giustizia faccia il suo corso e con la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile e l’impossibile. Qualunque sarà l’esito della sentenza dobbiamo avere la ferma convinzione che ciascuno di noi (familiari, associazione, avvocati, tecnici, cittadini) ha fatto il proprio dovere, senza risparmiarsi e gettando il cuore oltre l’ostacolo. Dobbiamo avere la serenità e la tranquillità di chi sa di aver fatto tutto il possibile, nel rispetto delle regole, con i mezzi a nostra disposizione contro un sistema potente e radicato nello Stato, ma con la forza e la determinazione che solo la gente di Viareggio sa sfoggiare. Il 29 giugno è una data ormai indelebile nella storia e nel dna di Viareggio. Domani Viareggio dovrà essere simbolicamente a Roma”.
L’HUFFPOST
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