Da sovranisti a conservatori: l’evoluzione di Meloni e Salvini

Francesco Giubilei

Termine per anni inutilizzato, evitato, quando non criticato e vituperato, il conservatorismo è alla ribalta del contesto politico italiano come mai era accaduto.

Dopo l’elezione di Giorgia Meloni a Presidente dell’ECR in Europa, anche Matteo Salvini sembra aver intrapreso una svolta in senso conservatore al punto di aver sostenuto a Mezz’ora in più su Rai3: “mi sento certamente conservatore e liberale”. Un’affermazione preceduta dalla constatazione che “destra o sinistra sono categorie superate” ma che segna un punto di svolta per il leader della Lega rispetto al posizionamento sovranista degli ultimi anni.

Stiamo entrando in una nuova fase politica lasciandoci alle spalle il quinquennio 2015-2020 in cui sono avvenuti eventi inaspettati e dalla portata rivoluzionaria di cui la Brexit, l’elezione di Donald Trump e la formazione del governo Lega-Movimento Cinque Stelle sono l’emblema.

Le elezioni europee del 2019 hanno rappresentato il punto più alto per il sovranismo europeo, da quel momento è cambiato lo scenario generale, in Italia con la nascita del governo giallo-rosso e a livello globale con la pandemia di coronavirus. Il covid ha segnato una cesura rispetto al passato e, sebbene molte delle battaglie care al sovranismo si siano dimostrate giuste (il contrasto alla globalizzazione, l’importanza di un’autonomia nazionale nei settori strategici), l’opinione pubblica si è rivelata sempre più distaccata dai toni talvolta sopra le righe che hanno caratterizzato il sovranismo. Una tendenza esplosa in modo evidente con i fatti di Washington e l’occupazione di Capitol Hill determinando un punto di cesura rispetto al passato che nemmeno la sconfitta alle elezioni di Donald Trump a novembre aveva rappresentato.

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