Crisi di governo, Conte non esclude la sfida in Parlamento: «Questa situazione non l’ho voluta io»

di Monica Guerzoni

Crisi di governo, Conte non esclude la sfida in  Parlamento: «Questa situazione non l'ho voluta io»

ANSA

Soffia un vento gelido sui cieli di Palazzo Chigi, un’aria così pungente che ieri Giuseppe Conte si è concesso due passi per un caffè, alla ricerca del sostegno di qualche passante. Si apre la crisi, presidente? «Guardi, noi lavoriamo per costruire, il momento è così difficile… Dobbiamo mettercela tutta». Tornato nel suo ufficio, il capo di un governo che per i renziani è «al capolinea» ha commentato il «calore infinito» ricevuto nella sua breve passeggiata e l’angoscia per la crisi al buio che lo aspetta: «Non credo che le persone potranno accettare una crisi di governo mentre il Covid uccide. La gente non capisce cosa vuole Renzi e non lo capisco neanche io, ma andrò fino in fondo». Fino alla sfida in diretta tv, fino alla conta nell’aula del Senato.

È questa la tentazione che serpeggia a Palazzo Chigi, dove il portavoce Rocco Casalino ha smentito l’intenzione di «asfaltare Renzi» grazie ai voti dei responsabili. Eppure i parlamentari giallorossi dicono apertamente che la scialuppa è pronta. Anche Luigi Di Maio si sarebbe adoperato per convincere Conte a darsi da fare, alla ricerca di un drappello di senatori centristi disposti a salvare il suo governo. Questo scenario ha fatto scattare l’allarme al Quirinale, dove si respira un clima molto pesante, «una brutta aria». Un «allibito» Sergio Mattarella giudica «molto male» il piano del premier, che ha interrotto le comunicazioni e starebbe giocando a carte coperte, proprio come Renzi. Se prima le responsabilità erano attribuite al 90 per cento all’ex premier e al 10 per cento a Conte, adesso nello staff del capo dello Stato si pensa che il premier stia sbagliando (quasi) quanto il leader di Italia Viva. L’idea di una conta parlamentare genera al Quirinale «forti timori», perché se pure Conte dovesse ottenere la fiducia per un voto o due, un governo sostenuto da una maggioranza raccogliticcia sarebbe paralizzato dai veti.

Palazzo Chigi smentisce che il premier abbia fatto telefonate ai senatori delle opposizioni e rilancia le parole del premier: «Io sono al lavoro per compattare l’attuale maggioranza». Ma a Palazzo Madama non si parla che dei «responsabili di Conte». D’altronde l’avvocato pugliese si tiene aperte tutte le strade. Con i suoi consiglieri ha valutato anche l’ipotesi di scuola di prendere o attribuire l’interim dell’Agricoltura e delle Politiche per la Famiglia, senza rassegnare le dimissioni. «A questo punto può succedere di tutto – ragiona Conte con i collaboratori — Se Renzi apre la crisi io devo prenderne atto e decidere con il presidente della Repubblica cosa è meglio fare. Ma nei libri di storia deve restare traccia che questa situazione difficile non l’ho voluta io».

La moral suasion del Quirinale aveva riaperto le trattative. Invece ieri Matteo Renzi ha cambiato linea di nuovo e ha spiazzato mediatori e pontieri, che a Conte hanno recapitato messaggi lapidei: «Niente da fare Giuseppe, Matteo respinge ogni mediazione, convinto di poter trattare dopo la rottura. Vuole la tua testa e quindi una crisi al buio.

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