Crisi di governo, l’ira di Conte: è gravissimo. E vuole la conta in Parlamento
Pd e M5S leali
Resistere, preparare la conta. Cercare una via di uscita dalla crisi al buio, senza Iv. La durezza con cui dem e 5 Stelle hanno commentato la sciabolata inferta da Renzi alla maggioranza non sembra lasciare spazio a punti di sutura. «L’attacco a Conte è un attacco al governo», ha chiuso Dario Franceschini ufficializzando la rabbia e la lealtà del Nazareno al premier, che «sta servendo con passione e dedizione il Paese». Forse è proprio Conte il più determinato di tutti a verificare in fretta se un’altra maggioranza per un «ter» sia possibile. Senza Renzi, contro Renzi. E chissà se è vero che lavora a questo scenario da mesi, perché Conte si era da tempo convinto che prima o poi il fondatore di Italia viva avrebbe chiesto la sua testa. E se i numeri non ci sono? Qual è il piano B del giurista pugliese? Convinto com’è, anche in queste ore amare, che «gli italiani mi vogliono ancora bene», Conte pensa alle urne. Ma poiché il Quirinale non ritiene possibile andare al voto anticipato in piena terza ondata di Covid, potrebbe nascere un governo «elettorale» guidato da Marta Cartabia o Luciana Lamorgese. Conte avrebbe il tempo per preparare le sue truppe, verificando se l’hashtagh #AvantiConConte, rilanciato da Zingaretti e Fraccaro, vuol dire che Pd e M5S lo sosterranno nella nuova corsa verso Palazzo Chigi. Il Movimento potrebbe spaccarsi, ma Conte ha sentito Vito Crimi e più volte un preoccupatissimo Luigi Di Maio, che gli ha promesso il «massimo supporto» dei 5 Stelle.
Quei 45 minuti al Colle
Nel primo pomeriggio Conte è salito al Quirinale e per 45 minuti ha fatto il punto con il presidente Sergio Mattarella sullo «stato di salute», mai così malfermo, della coalizione. Ha avvisato il capo dello Stato che avrebbe fatto «un discorso distensivo, di apertura a Renzi», ma era tormentato dai dubbi e «molto perplesso» sulle possibilità che stendere un metaforico tappeto rosso sotto i piedi di Renzi lo avrebbe indotto al dietrofront. Non voleva farla, quella mossa, ma tale e tante erano state le pressioni del Nazareno perché sgombrasse il campo dall’ultimatum del giorno prima («Mai più con Renzi se rompe»), che Conte si è convinto a togliere al rivale ogni alibi.
L’ultima passeggiata
Dal Colle è sceso a piedi e, sulle stradine del centro, ha cercato l’incontro inevitabile con giornalisti, fotografi e cameraman. «Ci ha spiazzati», ha commentato un esponente dello staff, ma in realtà l’ultima passeggiata aveva il sapore di una uscita studiata. Ecco le lavoratrici delle sale Bingo che implorano: «Presidente, abbiamo i bambini a casa e niente da mangiare». Ecco le grida di incoraggiamento dei passanti, le battute, i selfie… E lui, a ogni passo: «Le persone ci chiedono di continuare, perché con le sfide enormi che l’Italia ha davanti una crisi non sarebbe compresa».
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