Crisi di governo, i perché dello strappo di Renzi con Conte
Roma – Quando si affrontano nodi delicatissimi per la vita, non solo istituzionale, di un Paese come il nostro, il condizionale è d’obbligo, come si dice con frase abusata. Se poi parliamo di una crisi di governo (l’evento politico più frequente nella storia dell’Italia repubblicana) lo stesso “condizionale obbligatorio” diventa anche un modo per evitare di evocare scenari incongrui se non addirittura sbagliati. Vediamo quindi di districarci nel nodo di questa crisi politica fra le più gravi perché capita in mezzo a una pandemia dagli esiti tutt’altro che scontati. Con un’avvertenza: non è vero che, in questi casi, vince solamente il fattore politico o di “calcolo”. Spesso e volentieri il fattore umano conta moltissimo. E se è abitudine dire “niente di personale” tra gli attori politici, sappiate che non è vero. In realtà simpatia e antipatia reciproche contano moltissimo, come, del resto, in tutte le cose umane.
Il governo traballa dall’autunno scorso, complice la gestione, non sempre perfetta specie dal punto di vista della comunicazione ai cittadini, dell’emergenza sanitaria causata dal riesplodere della pandemia.
Conte: “Grave responsabilità di Iv, danno al Paese”
Dimissioni delle ministre di Italia Viva
Recovery Plan
A inizio dicembre il premier Giuseppe Conte, in un’intervista, afferma che il Recovery Plan (cioè il piano di spesa dei 209 miliardi concessi all’Italia dalla Ue) sarà gestito da una task force composta da manager di alto livello. L’8 dicembre, la prima bordata del leader di Italia Viva Matteo Renzi: “La struttura di Conte moltiplica le poltrone. Tutto il piano lanciato sul Recovery deve cambiare: è ridicolo che esista una struttura di consulenti (cioè i supermanager ndr) senza alcun controllo democratico». In realtà, lo scontro è anche sulla bozza e sui contenuti del piano: dalla sanità alle spese per nuove infrastrutture, in sostanza alla gestione dei fondi, non c’è accordo o, comunque, ci sono molti punti dove manca l’accordo.
Mes
Anche sul Meccanismo europeo di stabilità, detto fondo Salva-Stati, la maggioranza parla lingue diverse. Chi è decisamente contrario (come i Cinquestelle), chi a favore ad alcune condizioni (il Pd), chi favorevole come i renziani.
Servizi segreti
Altro momento di frizione. Conte vorrebbe rendere sempre più stretto il rapporto tra Palazzo Chigi e intelligence. Renzi è contrario.
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