O Conte o morte
In sintesi: siccome le parole hanno un peso e se dici che uno, coi suoi metodi e il suo stile di governo ha creato un “vulnus democratico”, anche se poi non ne ha chiesto le dimissioni, dicendosi disponibile a un tavolo, non si può fare finta di niente, come se fosse un normale rilancio in un normale negoziato. E dunque, detta in modo un po’ garibaldino, la linea è “o Conte o morte”. Anzi, sempre detta in modo un po’ garibaldino, “Conte e morte a Renzi”. Il cuore della posizione del Pd, che coincide col cuore della posizione dei Cinque Stelle, di tutti, anche di quelli che, in fondo, l’iniziativa di Renzi l’avevano assecondata per smuovere l’immobilismo del governo, è in un aggettivo rivolto al leader di Italia viva (“inaffidabile” anche per governi futuri) e in un sostantivo (“parlamentarizzazione” della crisi). Che prevede, a questo punto, una conta in Aula, non più rinviabile, come nelle precedenti intenzioni perché, per come si messa, non è sostenibile discutere di provvedimenti senza sapere se c’è ancora un governo. Roba da rendere legittimo un putiferio delle opposizioni.
E se è comprensibile leggere nella relazione di Zingaretti la delusione, l’amarezza, per una mediazione faticosamente tentata e franata – convincere Conte ad andare al Colle per poi “aprire” a Renzi – e al tempo stesso quel sentimento scattato nella base del Pd (fatevi un giro sui social) contro il “novello Bertinotti”, la vera novità, non di poco conto è nell’elogio dei “responsabili”. Brutalmente il ragionamento suona così: dopo quello che è accaduto, discutere di ogni formula politica con Renzi, sia esso un Conte ter sia essa un’altra soluzione, significherebbe consegnargli lo scalpo che cerca, e allora basta, ora e sempre: ci si conta, in Aula, o la va o la spacca, provando ad andare avanti con chi ci sta.
La vera novità, tuttavia, è, appunto l’elogio dell’operazione, affidata alle parole di Franceschini: “Non c’è niente di male, alla luce del sole”. Spieghiamo bene: la linea del principale partito della sinistra italiana che più volte nella sua storia ha mostrato una certa severità verso transfughi, voltagabbana, Razzi e Scilipoti vari, chiede un atto trasformistico, sia pur alla luce del sole. E lo chiede anche il Movimento che aveva come programma il “vincolo di mandato”, per mettere fine allo “scandalo” di eletti con una casacca a convertitisi sulla via di Damasco per la cadrega. Confidando che arriverà qualcuno dal centrodestra, qualcuno dal partito di Renzi, qualcuno dal misto magari attratto dai posti di governo nelle mani del premier, dopo le dimissioni dei renziani.
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