Crisi di governo, i problemi da risolvere e le pedine da cambiare

Il Recovery Plan è stato cambiato in molti dei punti per cui Renzi lo criticava — spesso a ragione — ma resta ancora un documento ben al di sotto di un progetto di ricostruzione nazionale. La governance barocca ed esternalizzata prevista nella prima stesura, sei manager-commissari e trecento esperti, è stata cassata, ma non è stata ancora indicata quella nuova: chi e come gestirà i progetti? In alcuni settori, come la giustizia, ci sono proposte molto discutibili, come il giudice unico in Appello. La riforma della pubblica amministrazione, davvero cruciale per ogni speranza di crescita, è per ora solo un titolo. Non si capisce se il reddito di cittadinanza va ancora considerato una «politica attiva del lavoro». Per non parlare del Mes, il grande punto interrogativo che divideva la maggioranza prima della crisi e la dividerà anche dopo.

Se dunque martedì dovesse rinascere il vecchio-nuovo governo, farebbe bene a usare il tempo guadagnato della sua seconda vita per sistemare i guai della prima, e cambiare le pedine che nella prima hanno demeritato. Perché è vero che i sondaggi danno ragione a chi pensa che un governo ci voglia, ma indicano anche che alla prima occasione elettorale gli italiani cambierebbero governo.

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.