Crisi di governo, Mattarella darà il via libera al Conte ter anche con un voto in più
di Alberto Gentili
In queste ore e giorni di crisi congelata e di tormenti feroci che scuotono partiti e Parlamento, Sergio Mattarella non gradisce essere strattonato. E’ infastidito dagli appelli di chi, soprattutto dal centrodestra, gli dice di entrare in gioco e di spingere Giuseppe Conte alle dimissioni se martedì in Senato non dovesse raggiungere quota 161 voti: la maggioranza assoluta di palazzo Madama.
Al Quirinale per respingere questo pressing rimandano a un articolo di Massimo Villone apparso ieri sul “Manifesto”, in cui il costituzionalista spiega che Mattarella ha dovuto prendere atto della volontà di Conte di andare in Parlamento a cercare i voti. APPROFONDIMENTI
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Il tema della crisi
E
aggiunge: «Il potere della crisi non è nella mani del capo dello Stato
che dovrà accettare», se il governo martedì non verrà bocciato in
Senato, «il governo che c’è e la maggioranza che ha». Spingendo
successivamente, come ha già fatto, affinché «si costituisca un gruppo
Parlamentare ad hoc per evitare la nascita di una maggioranza
raccogliticcia».
Esattamente ciò che sostengono in queste ore sul
Colle. Insomma, se Conte martedì prenderà una maggioranza pur risicata
sotto quota 161 voti, «la crisi non ci sarà». E quindi Mattarella non
avrà alcuna possibilità, in base alla Costituzione, di intervenire. Al
capo dello Stato infatti potrà piacere o no l’idea che il governo vada
avanti con una maggioranza che si reggerà sul filo di pochi voti. Ma
dovrà prenderne atto. Perché è vero che un governo prende il via con il
conferimento dell’incarico al premier da parte del presidente della
Repubblica, ma è altrettanto vero che poi i governi nascono e muoiono in
Parlamento. Cosa diversa, invece, sarebbe se fosse Mattarella ad avere
in mano il “boccino”, dovendo incaricare qualcuno ad andare a cercarsi
una maggioranza in Parlamento.
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