Recovery, l’Unione europea in allarme sul piano italiano: «Bisogna accelerare»

di Antonio Pollio Salimbeni

Accelerare è diventata la parola d’ordine in Europa. Dal via libera ad altri vaccini, quando possibile, alla campagna per usarli a ritmi forzati, al sostegno dei settori economici più colpiti dalla crisi, all’uso dei fondi europei che saranno raccolti prossimamente con la più grande operazione finanziaria targata UE, un prestito obbligazionario comune per 750 miliardi per sovvenzioni e prestiti anti crisi agli Stati. È una parola d’ordine che nel caso delle risorse di Next Generation EU (così è denominata l’operazione) suona più come un serrare le fila per esercitare pressione politica sui governi e rassicurare le opinioni pubbliche: tutti sanno che i primi fondi non potranno essere sborsati ai governi prima di giugno-luglio e, infatti, la stessa presidente della Commissione Ursula von der Leyen l’altro giorno ha indicato: «L’obiettivo è erogarli entro la fine della presidenza portoghese della Ue». Cioè fine giugno. Per l’Italia sono in ballo poco più di 27 miliardi: è la prima “tranche” pari al 13% dei 209 miliardi spettanti, il cosiddetto “pre finanziamento” che sarà dato una volta ottenuto il via libera al piano nazionale di ripresa e resilienza per investimenti e riforme.  APPROFONDIMENTI

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Pascal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo e ministro irlandese, ha spiegato che «è realmente importante che le risorse Ue comincino a sostenere l’economia entro quest’anno, dobbiamo vedere un impatto nel 2021». Per questo si aspetta che i governi non usino solo le sovvenzioni ma anche i prestiti europei. Gli strumenti Ue a disposizione vanno usati: questo il messaggio. 

Sono diversi i motivi per cui si parla tanto di accelerazione: finora solo Italia e Cipro hanno ratificato l’aumento delle risorse proprie del bilancio dell’Unione che garantirà l’emissione obbligazionaria comune. L’impegno di tutti gli Stati è completare le ratifiche in fretta. Ad aprile la scadenza per consegnare a Bruxelles i piani di investimenti e riforme: scontato che prima arrivano meglio è. Il secondo motivo è legato al prolungarsi della crisi economica: si comincia a temere per la tenuta sociale in qualche Paese. Non se ne uscirà fino a quando non ci sarà l’immunizzazione di massa.

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