Il discorso di Conte alla Camera, oggi (che non sarà un processo a Renzi)
Per reclutare deputati e senatori dirà in sostanza che il governo ideale non esiste: «Questo non sarà il migliore dei governi possibili, ma chi vi dice che un esecutivo tecnico farebbe meglio?». Ricorderà le «tante riforme realizzate» e quelle che spera di poter fare se incasserà la fiducia, quindi farà leva sulle urgenze che non consentono un vuoto di poteri: Recovery plan come «occasione storica», scostamento di bilancio, decreto Ristori, vaccini, presidenza del G20. «I cittadini e l’Europa ci guardano». Un passaggio netto Conte lo dedicherà ai già democristiani dell’Udc, proprietari di quel simbolo legato al Ppe su cui Conte ha messo gli occhi, come casa dei «costruttori» e prima pietra del suo progetto politico. Il pressing di Lega e FDI per trattenere Lorenzo Cesa e i senatori Saccone, Binetti e De Poli è energico, eppure a Conte qualcuno ha detto che l’accordo è «quasi chiuso». A Cesa è stato offerto il ministero della Famiglia e nella cerchia del premier sono fiduciosi: «È il momento di ricostruire il Paese. Se i costruttori non arrivano adesso, verranno da qui a una decina di giorni». E dunque avanti, verso un governo di maggioranza relativa o di minoranza, che col tempo, questo il piano, «riuscirà a costruire un’alleanza più solida». Perché il premier a dare le dimissioni pare proprio che non ci pensi. «Il Conte ter adesso non si può fare — resiste il professore — Lo faremo quando la maggioranza si sarà consolidata». Messaggio che serve a placare i dirigenti del Pd e del M5S che aspettano quel rimpasto corposo che Conte ha sempre schivato.
La paura di tranelli e trappole non è svanita, ma l’avvocato vuole credere nel «patto di ferro» stretto con i leader del M5S, del Pd e di Leu: «Mai più con Renzi, perché punta solo a spaccare per ritrovare un suo spazio politico». Concetto che serve a richiamare quei «responsabili» che si sono dati alla fuga, dopo aver fiutato la tentazione dei dem e dei 5 Stelle di ricucire con Italia viva. Sulle rivendicazioni dei renziani Conte dirà di aver «dato ascolto alle proposte dei partiti più piccoli, come alle istanze dei più grandi».
Avrebbe una gran voglia di rinfacciare al senatore di Rignano il suo 2,4% nei sondaggi, ma forse si morderà la lingua. Indietro però non si torna, anche se Renzi dovesse prodursi nella ardimentosa retromarcia a cui Gianfranco Rotondi di Forza Italia spera di assistere: «Voterà la fiducia all’ultimo minuto di gioco, come Berlusconi con Letta».
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