Che succede se Conte diventa un Super Renzi?

Che succede se Conte diventa un Super Renzi? Non un rottamatore spregiudicato ma rottamabile, un Ulisse senza più appeal elettorale né capitale politico che non sia la periclitante fiducia di una piccola ciurma di fedelissimi, sospinti verso l’ultimo azzardo. Ma l’illusionista che mancava a questo tragico decennio di storia nazionale, il prestigiatore passato con imperturbabile naturalezza da destra a sinistra per piazzarsi, alla fine, al centro. Che succede se Conte si pianta sul cuore della democrazia italiana, facendo leva sulla popolarità gonfiata dall’emergenza, sulle profferte elettorali ai tanti senza famiglia del Parlamento, su non trasparenti maneggi con gli apparati dello Stato, sugli addentellati lobbistici, sulle simpatie vaticane? Che succede se Conte rende effettivo e credibile, occupandolo, lo spazio simbolico, fin qui potenziale, in cui si agitano senza esito tanti fermenti riformisti, popolari e liberali? Che succede se diventa la più coesa, la più centrale, la più risoluta gamba dell’alleanza giallorossa?

Questa domanda è il fantasma della crisi di governo. Tanto più inquietante quanto più è stata rimossa nelle prime ore della rottura. Quando le provocazioni sferzanti del rottamatore hanno fatto convergere d’istinto le reazioni di Zingaretti e Di Maio, uniti al grido di “avanti con Conte” e “mai più con Renzi”. Col passare delle ore, però, quella domanda è diventata un tarlo, che agita i sogni del Nazareno e non solo: cosa cambia se Conte, restando premier di un governo con poteri straordinari imposti dall’emergenza, diventa ufficialmente leader di una coalizione parlamentare e capo politico di una pattuglia di  “responsabili”, reclutati in mezzo, ma anche dentro i due poli, e destinati a trasformarsi in un partito a cui, già oggi, i sondaggi accreditano un consenso a due cifre? Cosa cambia se il nome di garanzia super partes del governo gialloverde, trasformatosi  in federatore di un’incompiuta alleanza giallorossa, assume il ruolo di un attore politico a tutto tondo?

Ad un tratto ci si rende conto che la devoluzione di responsabilità, tributata dagli alleati all’avvocato, tradisce le sue stesse ragioni: prima “usato” come mezzo per scongiurare i pieni poteri di Salvini, poi come officiante del matrimonio tra Pd e Cinque Stelle, Conte potrebbe diventare il fine stesso di una rediviva coalizione di centrosinistra. Un Super Renzi, indispensabile come il rottamatore per tenere in piedi la maggioranza, ma elettoralmente cinque o sei volte più forte, potenzialmente incontrollabile, non solo perché capace di parlare a destra e a sinistra, ma anche perché in grado di cambiare i rapporti di forza delle alleanze, ponendosi in un sistema proporzionale come l’ago della bilancia che, potendo decidere chi comanda, finisce sempre per comandare. 

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