Conte oggi alla Camera: il discorso in diretta e le reazioni
13.45 – Il Maie conferma appoggio a Conte
«Buon lavoro, presidente Conte: poco o tanto che sia il Maie gli offre il suo sostegno». Lo dice nell’Aula della Camera Antonio Tasso
del Maie. «Dopo la sua esauriente relazione parliamo di una crisi che
non ho francamente capito e che non capiscono i nostri partner europei»,
conclude.
Ore 13.20 – 55 minuti di intervento e 14 applausi
Le comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte nell’Aula
della Camera sono durate circa 55 minuti, e sono state punteggiate — ha
contato l’Ansa — da quattordici applausi della maggioranza. Di questi,
uno solo è stato condiviso da alcuni deputati di Iv, quello relativo
all’annuncio della prossima nomina di una Autorità delegata per i
Servizi segreti. Non sono però mancati fischi intervallati e alcuni
momenti di protesta urlata («Dimissioni, dimissioni!») da parte delle
opposizioni.
Ore 13.25 – Il «ciao» del M5S a Conte
I
5 Stelle chiudono con Italia Viva. Parla il vicecapogruppo Riccardo
Ricciardi: «Per chi ha deciso di seguire la strada dell’irresponsabilità
diciamo «Ciao», senza alcuna nostalgia». Il ciao dei 5 Stelle, che
somiglia più a un addio, è una citazione del recentissimo piano di
Matteo Renzi, che si chiamava proprio «Ciao» (acronimo di Cultura,
Infrastrutture, Ambiente e Opportunità). Variante contemporanea, nel
vivace lessico renziano, del famigerato «Stai sereno», che l’allora
esponente del Pd rivolse a Enrico Letta, prima di subentrare (Alessandro Trocino)
Ore 13.19 – Salvini: «Conte è su Marte…»
«Conte ha detto che deve rimanere al governo per fare le cose che
chiedono gli italiani, a partire da una legge elettorale proporzionale.
La legge elettorale….. Vabbè, è ufficiale, ormai costui vive su
Marte». Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini.
E ancora: «L’Italia è il primo dei grandi Paesi al mondo per numero di
morti di Covid in base alla popolazione e quale è il rischio per
l’Italia per Conte? Le destre, i sovranisti».
Ore 13.10 – Un messaggio per Iv (ma anche Pd e M5S)
Dopo
avere ripetutamente detto che non avrebbe lasciato la delega ai Servizi
segreti, Conte capitola, anche perché la richiesta non gli arrivava
solo da Italia Viva, ma anche dal Pd e da M5S. Un passo ormai obbligato,
che serve anche a togliere una scusa a chi ancora vuole intralciare il
cammino della maggioranza. (Alessandro Trocino)
Ore 13.04 – La rinuncia alla delega sui servizi
«Confido
che anche le istituzioni sappiano ripagare la fiducia dei cittadini»,
mettendo una pezza «al grave gesto di irresponsabilità» che ha gettato
il Paese in questa situazione. Conte, in chiusura, ha elogiato gli
italiani che hanno accettato di sopportare i sacrifici richiesti per il
contenimento dei contagi. E ha annunciato due passaggi di nomina che
saranno subito effettuati, qualora il governo prosegua il proprio
cammino. «Viste le sfide e gli impegni internazionali che ci attendono—
ha spiegato — non intendo mantenere la delega all’Agricoltura se non
lo stretto necessario e mi avvalgo della facoltà di definire un’autorità
per l’intelligence di mia fiducia». Il ministero dell’Agricoltura era
fino alla settimana scorsa gestito dalla ministra di Iv, Teresa
Bellanova. E il tema dell’intelligence era stato tra i punti di
divergenza tra i renziani e Palazzo Chigi.
Ore 13.00 – Dopo i «responsabili» i «volenterosi»
Conte
non usa né la parola «responsabili», che richiama troppo l’esperienza
di Razzi e Scilipoti, ma neanche quella di «costruttori», evocata dal
Capo dello Stato, ma poi logorata in troppe cronache (in un solo
passaggio parla di chi ha «volontà di farsi costruttore insieme a noi») .
Preferisce parlare di forze parlamentari «volenterose». Spiega che
«servono persone che vogliono mantenere alta la dignità della politica»
(risate dai banchi del centrodestra e cori «Mastella Mastella»). Arriva a
dire esplicitamente: «Aiutateci». E poi chiede «il contributo politico d
formazioni che si collegano alle migliori tradizioni democratiche,
liberali, popolari, socialisti». In questa scelta di parole sembra quasi
richiamarsi direttamente ai gruppi liberali di Cambiamo, ai popolari
dell’Udc di Lorenzo Cesa e ai socialisti di Riccardo Nencini (Alessandro Trocino)
Ore 13.00 – «Serve alleanza europeista e contro i sovranisti»
Conte
ha parlato dell’esigenza di dare vita a una nuova maggioranza a
sostegno di un progetto di stampo europeista e anti-sovranista, ma anche
liberale, popolare e socialista. Partendo ovviamente da M5S, Pd e Leu
ma aprendo ad altri contributi. «Ma chiedo un appoggio limpido e
trasparente, che si basi su un solido progetto politico. A tutti coloro
che hanno a cuore il destino dell’Italia io chiedo: aiutateci a
ripartire con la massima celerità».
12.55 – Il «gancio» ai centristi
Il
richiamo a «una riforma elettorale di stampo proporzionale» è l’atteso
gancio politico per indicare una prospettiva ai piccoli partiti, che non
verrebbero fagocitati dalla polarizzazione del maggioritario. I
centristi, e in particolare quelli cattolici, sono tornati, seguendo
l’inclinazione lessicale, al centro della politica italiana. Si cerca
l’Udc per puntellare la maggioranza, così come l’Udeur sostenne il
governo Prodi. L’Udc, però, è scettico: pretende la rottura definitiva
con i renziani, per evitare troppa concorrenza al centro, e si aspetta
una ricompensa in termini di incarichi (Alessandro Trocino).
Ore 12.50 – «Serve una legge elettorale proporzionale»
Il
governo, ha poi annunciato Conte, si impegnerà a promuovere una legge
elettorale di impianto proporzionale che sia la più condivisa
possibile.Alla modifica del sistema elettorale dovranno essere
affiancate anche alcune riforme costituzionali che tengano anche conto
della riduzione del numero dei parlamentari. L’idea di Conte è quella di
introdurre correttivi nella direzione di un «parlamentarismo
razionalizzato», che consenta al governo maggiore possibilità di manovra
ma con il ruolo centrale delle Camere negli indirizzi.
12.45 – «Il Paese è sgomento»
Conte,
come atteso, decide di non affondare contro Matteo Renzi, evitando un
atto d’accusa diretto e uno scontro come quello andato in scena con
Matteo Salvini il 20 agosto 2019, che portò alla fine del Conte I. Ma
non rinuncia a criticare gli «attacchi mediatici aspri e scomposti».
Conte sceglie di esibire «un certo disagio» per una crisi
«incomprensibile», che ha prodotto «profondo sgomento» nel Paese. Poi
denuncia le «continue pretese e i continui rilanci concentrati sui temi
divisivi». Si riferisce a Iv e Matteo Renzi, che non cita ma. Poi parla
dell’aumento dello spread, tra le proteste dei leghisti (Alessandro Trocino).
12.40 – La chiusura a Renzi
La
chiusura a Matteo Renzi, nonostante i toni non troppo duri, pare netta:
«Non si può pensare di recuperare quella fiducia che serve per lavorare
nell’interesse del paese. Adesso si volta pagina». Lo sguardo del
premier si volge altrove: alle opposizioni, «alle forze sociali, alle
associazioni delle categorie produttive e al sindacato italiano». Parole
che vanno confrontate con i «mai dire mai» pronunciati da diversi
esponenti del Pd nei giorni scorsi. Frutto dei dubbi sulla possibilità
di andare avanti con una maggioranza debole e della consapevolezza che
in politica niente è per sempre, né alleanze, né veti (Alessandro Trocino).
Ore 12.35 – «Ora si volta pagina»
«Ora si volta pagina, il Paese si merita un governo coeso che lavori a
un’incisiva ripresa della nostra economia»ha detto il premier Conte nel
suo intervento dopo avere parlato della defezione di Italia Viva. Conte
ha spiegato anche che il suo è stato uno dei governi che hanno
maggiormente coinvolto il Parlamento, ma questo passaggio è stato
accolto da proteste dai banchi dell’opposizione.
12.35 – L’apertura alle opposizioni
Arriva
il primo passaggio politico atteso, l’apertura alle opposizioni che
«hanno contribuito ad affrontare alcuni passaggi politici». Conte si
rivolge direttamente ai deputati dell’opposizione: «Avete fatto proposte
concrete, alcune delle quali convintamente accolte». Appello ecumenico a
tutte le anime del Parlamento, che sono molte, anzi troppe. Non solo ai
partiti tradizionali, Pd, M5S e Leu, ma soprattutto a gruppi,
gruppuscoli e singoli peones ai quali in questi giorni si sta chiedendo
di diventare «costruttori», cioè di passare in maggioranza per
consentire al goverrno di andare avanti (Alessandro Trocino).
Ore 12.33 – «Imbarazzo per una crisi senza fondamento»
Conte
ha ricostruito i passaggi che hanno portato al disimpegno di Italia
Viva dalla maggioranza, ricordando l’astensione delle ministre Bellanova
e Bonetti in occasione dell’approvazione in Cdm del Piano di resistenza
di resilienza «nonostante i miglioramenti inseriti e usando come
presupposto solo il mancato inserimento del Mes» e la conferenza stampa
del 13 gennaio in cui Renzi ha annunciato il ritiro della delegazione di
Italia Viva. «Per questo oggi sono qui – ha sottolineato tra gli
applausi (e cori di disappunto) – per spiegare le ragioni di una crisi
per me infondata e per cui provo disagio».
Ore 12.30: «Rafforzato il senso di unità»
Conte
ha sottolineato come la maggioranza abbia rafforzato il senso di unità,
all’interno della maggioranza ma anche con il coinvolgimento delle
forze di opposizione, che – ha ricordato – hanno votato i diversi
scostamenti di bilancio proposti dall’esecutivo e avanzato suggerimenti e
idee che in alcuni casi sono stati fatti propri dal governo e dalla
maggioranza.
Ore 12.25 – «Visione europeista e rilancio della crescita»
Il
presidente del consiglio ha rivendicato la «visione europeista» del suo
governo e il «ruolo centrale» avuto dall’Italia nella partita sul
Recovery Fund. «Abbiamo posto le basi per un deciso rilancio della
crescita» ha poi osservato elencando tutti gli interventi realizzati
dall’insediamento ad oggi, anche a prescindere dagli interventi
emergenziali.
12.20 – Conte: «Posso parlare a testa alta, e non per arroganza»
Conte
ha detto di potere «parlare a testa alta» e «non per arroganza di chi
ritiene di non aver commesso errori» ma «per la consapevolezza di chi ha
operato con tutte le energie fisiche e psichiche per la comunità
nazionale». Il premier ha sottolineato l’importanza che ha avuto la
maggioranza in questi mesi difficili, «anche nei passaggi critici». Ha
poi rivendicato di avere improntato tutta l’azione dell’esecutivo
nell’affrontare l’emergenza sanitaria e di avere – «ed è stata una
scelta politica» – stanziato più di 100 miliardi di euro per dare
assistenza ai cittadini e alle categorie professionali. Quanto ai
provvedimenti restrittivi, ha sottolineato, «solo tutelando la salute
dei cittadini è possibile preservare il tessuto produttivo»
12.16 – Conte: «Siamo davanti a sfida epocale»
Visione,
spinta ideale, chiaro investimento di fiducia. Sono state questi
secondo il premier Conte i presupposti su cui è nato il suo governo
basato sull’alleanza M5S-Pd, un governo «nato per un disegno riformatore
ampio e coraggioso». Poi all’inizio del 2020 la pandemia ha cambiato la
prospettiva. «E ci siamo trovati di fronte ad una sfida epocale».
12.13 – *** CONTE INIZIA IL SUO INTERVENTO ***
Qui la diretta tv
Ore 12.10 – I tre dubbi sul discorso del premier
Tre
dubbi sul discorso di Giuseppe Conte, che sta per cominciare alla
Camera. Ribadirà il “mai più con Renzi”? Citerà la necessità di andare
verso una legge proporzionale, per allettare i centristi? Alluderà a una
sua forza personale? (Alessandro Trocino)
Ore 12.00 – Il plenum di Montecitorio
A
Montecitorio il plenum è di 629 (perché Pier Carlo Padoan,
dimissionario, non è stato ancora sostituito), la maggioranza assoluta è
315. Non è necessario arrivarci, in realtà, ma è una soglia psicologica
che serve per dimostrare stabilità. Il deputato di Leu Federico Fornaro
pronostica il superamento della maggioranza assoluta. Sergio Battelli, 5
Stelle, scommette su quota 318. Da segnalare che due deputati M5S sono
in quarantena. (Alessandro Trocinoo
11.47 – Conte: «Ho fiducia nei parlamentari e nel Paese»
«Ho fiducia nei parlamentari e nel Paese» dice invece il premier Giuseppe Conte intercettato
dai cronisti nei pressi di Palazzo Chigi. Il capo del governo , che
aveva in mano la cartellina con il testo che pronuncerà nell’aula di
Motecitorio, ha aggiunto che «si parla nelle sedi opportune, nelle sedi
istituzionali». Ma, ha ammesso, «c’è una crisi in corso» e «la
situazione non è affatto semplice».
11.47 – Renzi: «Maggioranza raccogliticcia e senza respiro»
A pochi minuti dall’inizio della seduta alla Camera, Matteo Renzi
diffonde una nuova e-news in cui spiega che «cresce la preoccupazione
per una maggioranza raccogliticcia e senza respiro». «Verrà il momento
della verità — scrive ancora il leader di Italia Viva, che sostiene di
avere subito in questi giorni un «linciaggio mediatico studiato a
tavolino» —, come è già avvenuto su tante altre questioni. Verrà quel
momento e sarà bellissimo».
Ore 11.37 – La risoluzione del centrodestra: «Conte ha fallito»
Il
centrodestra, spiega l’Ansa citando fonti della maggioranza, si
prepara a presentare una risoluzione unitaria per respingere le
comunicazioni del premier Conte in cui si evidenzia il fallimento del
suo governo contro la pandemia sia da un punto di vista sanitario che
economico.
11.22 – Nuovo vertice del centrodestra
A
poco più di mezzora dall’intervento di Conte alla Camera è iniziato un
nuovo vertice del centrodestra. All’incontro partecipano il leader della
Lega Matteo Salvini, il vice presidente di Fi Antonio Tajani e la
leader di Fdi Giorgia Meloni. Sono inoltre presenti rappresentanti
dell’Udc, di Noi con l’Italia e di Cambiamo!.
11.20 – Tajani: «Soluzione è governo di centrodestra»
Non un governo di scopo con dentro tutti ma un governo politico di centrodestra. E’ la soluzione che ipotizza Antonio Tajani,
vicepresidente di Forza Italia, parlando a Radio24 a pochi minuti
dall’avvio di un nuovo vertice della coalizione. «I numeri si possono
trovare in Parlamento — dice — non con i transfughi ma con chi ritiene
indispensabile affrontare la crisi sanitaria ed economica». Al di là di
come si vogliano definire senatori e deputati pronti a cambiare gruppo o
coalizione, Tajani fa sapere «che ci sono alcuni parlamentari del
Movimento 5 stelle e del Gruppo Misto che hanno manifestato insofferenza
nei confronti della maggioranza, c’è molto malcontento».
Ore 10.58 – Gasparri punge Renzi: «Sceglie l’astensione perché non controlla i suoi»
«Diciamo le cose come stanno. Renzi ha deciso di astenersi perché non
ha controllato nemmeno le reazioni dei parlamentari dei suoi gruppi». Lo
sostiene Maurizio Gasparri,
senatore di Forza Italia, secondo cui gli esponenti di Italia Viva «non
volevano assolutamente andare a uno scontro rischiando elezioni
anticipate e la perdita del seggio, visto che fanno parte di un partito
privo di consensi».
Ore 10.34 – Toti: «Conte via, ma sì a un governo di scopo»
Secondo il presidente della Regione Liguria, Giovani Toti,
leader di «Cambiamo!», il premier Conte dovrebbe solo salire al Colle
per rimettere il mandato nelle mani di Mattarella. «Si è mai visto — ha
detto a Rai News 24 — un governo che perde un gruppo di 18 senatori e
30 deputati, che ha contribuito alla sua nascita, e che continua
pervicacemente a non voler andare al Quirinale a dare le dimissioni?»
(in realtà qualcosa di simile accadde nel 2010 con la fuoriuscita di
Fini dal Pdl e la conseguente nascita di «Futuro e Libertà», 33
deputati e 10 senatori, un nuovo gruppo parlamentare che dopo un
iniziale sostegno al governo Berlusconi si sfilò dalla maggioranza).
Toti, che partecipa ai vertici quotidiani del centrodestra in quanto
leader di «Cambiamo!», esterna tuttavia una posizione diversa rispetto
ad altri leader dello schieramento. «Giorgia Meloni — fa notare — chiede
il voto subito, e il voto in democrazia è sempre l’alternativa più
nobile, ma viste le circostanze, se ci fosse un governo di scopo per
fare una serie di cose verso le elezioni il centrodestra non dovrebbe
sottrarsi».
Ore 10.21 – Renzi ribadisce la linea dell’astensione
«Astensione» e «gruppi compattati». E’ in sintesi, come spiegano fonti di Italia Viva, l’esito della riunione che Matteo Renzi
ha convocato ieri sera con i gruppi parlamentari e andata avanti fino a
tardi in vista del passaggio parlamentare del governo Conte. Se il
gioco si farà duro, «la nostra opposizione sarà determinata»,
sottolineano da Iv. «Cercheranno di spaccarci, le proveranno tutte,
bisogna prepararsi», ha detto tra l’altro il leader di Iv ai
parlamentari. Una posizione che era stata anticipata anche in questo articolo di Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera.
9.54 – Calenda: nessun soccorso al governo
Non ci sarà alcun soccorso al governo da parte di Azione, il gruppo che fa capo all’ex ministro Carlo Calenda, protagonista nel weekend di un acceso botta e risposta mediatico con Clemente Mastella.
E’ stato lui stesso a ribadirlo a Radiouno: «Che uomo sarei se votassi
la fiducia a un governo rispetto al quale sono sempre stato
all’opposizione? Non mi appartiene». Calenda non soccorre Conte ma
neppure assolve Renzi, di cui fu ministro allo Sviluppo economico: «Io
ho un giudizio molto negativo sul modo in cui Renzi sta gestendo la
crisi, non si capisce nulla. Da un mese critica il governo, come se non
ne facesse parte. Una cosa che non si comprende. Se parli male di Conte e
poi dici non ho preclusioni hai una grande confusione. Questo avanti e
indietro è inaccettabile».
Ore 9.18 – Cosa faranno Liliana Segre e gli altri senatori a vita
In attesa del voto di oggi alla Camera, il premier Giuseppe Conte si
proietta già sui numeri del Senato. Il pallottoliere è impazzito (qui l’articolo di Alessandro Trocino):
la maggioranza giallo-rossa può contare su una base di partenza di 151
voti a cui bisogna aggiungere sei senatori a vita: tre sono
sostanzialmente sicuri (Elena Cattaneo, Mario Monti e Liliana Segre), uno sarà assente (Giorgio Napolitano) e con altri due (Carlo Rubbia e Renzo Piano) sono in corso trattative per convincerli a tornare a Palazzo Madama e votare. Segre, al Fatto Quotidiano
spiega che sarà a Roma per sostenere Conte. «Non partecipo ai lavori
del Senato da molti mesi perché, alla mia età, sono un soggetto a
rischio e i medici mi avevano caldamente consigliato di evitare – ha
spiegato – . Contavo di riprendere le mie trasferte a Roma solo una
volta vaccinata, ma di fronte a questa situazione ho sentito un richiamo
fortissimo, un misto di senso del dovere e di indignazione civile».
«Confesso – è la riflessione della senatrice – che il sentimento
prevalente che mi muove è proprio quello dell’indignazione. Non riesco
ad accettare che in un tempo così difficile, in cui milioni di italiani
stanno facendo enormi sacrifici e guardano con angoscia al futuro, vi
siano esponenti politici che non riescono a fare il piccolo sacrificio
di mettere un freno a quello che Guicciardini chiamava il particulare» .
08.58 – Orlando: «Per il Pd o c’è questa coalizione e Conte è il punto di equilibrio»
«Per il Pd o c’è questa coalizione o non ce n’è un’altra e Conte è il punto di equilibrio». Lo ha detto il vice segretario del Pd, Andrea Orlando, a Mattino Cinque. «Noi non pensiamo che se non ci piace il salotto della casa il modo migliore sia abbattere la casa», ha concluso.
CORRIERE.IT
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