O votate per me o elezioni. Sintesi del Conte-pensiero

Il discorso del Presidente del Consiglio può essere preso in molti modi, a seconda dell’inclinazione politica personale e del grado di simpatia verso il personaggio, ma non può certo essere tacciato di poca chiarezza.

Infatti con parole sferzanti e anche assai poco abituali per la politica italiana il premier sceglie nell’aula di Montecitorio una linea durissima contro Renzi e la sua formazione politica, una linea che però ha anche come destinatari “primari” le forze di maggioranza, cioè i soggetti destinati a votare a favore del governo nelle prossime ore.

Questa linea è così riassumibile: o votate per me o vi porto tutti alle urne.

Semplice, drastico, vagamente minaccioso.

Questo il Conte di oggi in Parlamento, un professore – avvocato del popolo – primo ministro che ha piena consapevolezza della sua forza (pur relativa), ma che soprattutto ha ben chiara la debolezza altrui, una debolezza che riguarda tutti i convitati al tavolo della crisi di governo.

Ma dov’è la forza di Conte, di cui oggi abbiamo visto plastica dimostrazione?

È innanzitutto nel Virus e nella condizione di emergenza in cui versa la nazione, che gli consente di bollare come “inspiegabile” la crisi di governo.

Ma è anche nel peso specifico che comunque lui e il suo team hanno ormai guadagnato, divenendo interlocutori spesso privi di alternativa per i soggetti organizzati italiani, stante la crisi devastante in cui versano tutte le forze politiche (compreso il PD).

In cima alla piramide della “forza” però c’è proprio quest’ultimo aspetto, cioè la condizione degli altri attori in scena.

Guardiamoli un momento, per capirci meglio.

All’opposizione c’è innanzitutto Salvini, ancora il più forte nei consensi. Guida però una Lega in profondo ripensamento “ideologico” ed è ormai privo del tocco magico mostrato nelle elezioni regionali, come riscontrabile nei risultati di Emilia Romagna, Puglia e Toscana.

Poi c’è Giorgia Meloni, certamente la figura più in ascesa.

Fratelli d’Italia però è debole in questo Parlamento e comunque sconta (come Salvini) un difficilissimo rapporto con l’establishment europeo.

Infine c’è Forza Italia che si pone sempre con toni diversi da quelli degli alleati, mostrando sì coerenza con la propria metà campo, ma anche voglia di smarcarsi appena possibile.

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