O votate per me o elezioni. Sintesi del Conte-pensiero

Sul lato della maggioranza c’è un PD che mugugna contro Conte in ogni colloquio riservato, ma che poi in pubblico agisce da scudo stellare al premier, non fosse altro per il fatto che al Nazareno tutto si può fare tranne cha dare ragione a Renzi.

Poi c’è il M5S, in cui regna la confusione più assoluta. Giocoforza quindi stravince la linea “governista” di Di Maio (che pure ha con il premier un rapporto non esattamente idilliaco), anche perché l’alternativa (tipo Di Battista) è roba buona per le serie minori. 

Se a tutto ciò aggiungiamo la paura da febbre a quaranta che attanaglia i parlamentari di tutti i gruppi di fronte ad una crisi senza sbocco e l’ansia da stabilità che regna sovrana al Quirinale, ecco ben evidente il contesto in cui Conte può permettersi toni di sfida come raramente ne abbiamo sentiti in aula.

Anche perché il professore dispone dell’arma per la battaglia finale, un’arma alimentata dal suo consenso popolare che, pur essendo in calo, è ancora decisamente forte.

Egli infatti può contribuire in ogni momento all’entropia complessiva, facendo scivolare la situazione verso elezioni anticipate cui presentarsi alla guida di una forza autonoma che, male che vada, vale il 10/15 per cento.

Uno scenario che proprio nessuno vuole vedere realizzato, meno che meno il segretario del Pd Zingaretti.

L’HUFFPOST

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