Crisi di governo, Renzi non si pente: “Hanno fatto un baratto stile calciomercato”
di ETTORE MARIA COLOMBO
“È una maggioranza risicata, sono 5 voti più del quorum” è il primo commento, a botta calda, di Matteo Renzi, leader di Iv, al Tg2 post, in merito al voto di fiducia di ieri sera. “Alla Camera – sostiene Renzi – il governo ha la maggioranza, ma è diversa da quella di prima, con Iv. Ora ne fa parte la Polverini, storica leader della destra in Lazio”. “Mi chiedo – continua –: basta avere un voto in più per governare? Formalmente è così, ma poi ci sono le attività di commissione e lì il governo sarà in costante minoranza…”.
Insomma, Conte chiude la porta a Renzi, ma Renzi tende la mano. Solo che è un’offerta appena poco più che simbolica. Infatti, bolla l’attività del premier di questi giorni alla stregua del “compro-baratto-vendo, stile calciomercato”, senza dire degli attacchi sulla politica estera (Cina, Biden). Infine, la stoccata: “Sapete da quando non si dimettevano dei ministri per motivi politici da un governo? Dal 1990, quando cinque ministri della sinistra Dc si dimisero dal governo Andreotti. Tra loro, un certo Sergio Mattarella…”.
“Siamo uniti e compatti. Dei nostri non ne mancherà uno”, rispondono dal gruppo Iv del Senato, posizionato sull’astensione, ormai da giorni per il quale oggi parlerà, oltre a Renzi, Teresa Bellanova. Per paradosso, il gruppo di Iv al Senato tiene e, oggi, terrà, sulla posizione decisa da Renzi, con una sola incognita, quella del socialista Riccardo Nencini, detentore del simbolo del Psi – grazie al quale il gruppo di Iv esiste, a Palazzo Madama – che sarebbe orientato a votare la fiducia. E che oggi parlerà, a nome dei socialisti, in dissenso dal gruppo renziano, ma senza certezze se sarà un sì o un’astensione.
I renziani ‘quotano’ che la maggioranza di governo, oggi, nella fiducia, non andrà oltre i 154155 voti, compresi almeno tre senatori a vita. Gli stessi conti che fa il gruppo Pd, peraltro, mentre per i 5 Stelle i voti saranno 157-158. In ogni caso, la tesi di Renzi è sempre uguale: “Senza la maggioranza assoluta al Senato è impossibile governare“. Il ‘problema interno’ ai renziani, invece, sta per scoppiare, per paradosso, dentro il gruppo di Iv alla Camera. Già orbo di due deputati (De Filippo, che rientra nel Pd, e Rostan, che veniva da LeU), ieri ha perso un altro pezzo per strada e potrebbe perderne altri. Infatti, dei 28 rimanenti, nel gruppo guidato da Maria Elena Boschi, confermano la scelta dell’astensione solo in 27. Il deputato Giacomo Portas non partecipa né alla prima né alla seconda chiama, ma con una motivazione ambigua: “Non ho mai votato la fiducia a Conte e continuerò a non farlo”. Un altro possibile esodo? L’ex magistrato ed esponente del Csm, Cosimo Ferri, va solo alla seconda chiama: si astiene, ma fino all’ultimo sembra sia stato molto in dubbio.
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