Il mistero dei 30mila morti in più, in Italia, che non sono attribuiti al Covid
di Federico Fubini
L’Italia deve ancora spiegare a se stessa quei trentamila e quarantotto in più. Questa cifra – 30.048 – rappresenta il numero dei decessi in più del 2020 che non sono stati attribuiti a Covid-19. Perché? E cosa è successo esattamente? Negli ultimi giorni del 2020 Istat, l’istituto statistico, ha diffuso i dati di una tristissima contabilità: il numero di morti in Italia fra marzo e novembre, in confronto alle medie dei 5 anni precedenti. In questi 9 mesi decisivi della pandemia risulta un eccesso di 85.624 decessi sugli andamenti fra il 2015 e il 2019. Tuttavia, solo i due terzi di questi si spiegano ufficialmente con Covid-19. In base al dashboard del ministero della Sanità, si contavano fino alla fine di novembre scorso 55.576 morti sui quali era stato trovato il coronavirus. Dunque durante il drammatico 2020 ci sono stati almeno trentamila decessi in più rispetto alla normalità del passato.
Nel 2020 mortalità aumentata del 19%
Sono anche queste vittime Covid, che però non hanno avuto una diagnosi? O i sistemi sanitari, travolti dalla pandemia, hanno smesso di curare tumori o patologie cardiache con l’attenzione di prima? I numeri, da soli, sono muti. Non permettono di rispondere a queste domande essenziali su ciò che è successo realmente l’anno scorso. Non restituiscono la verità su quei trentamila. È possibile però scomporli su base territoriale, per farsi un’idea. La prima risposta è che l’anno scorso la mortalità nel Paese è aumentata del 19% — un po’ sopra il mezzo milione di persone in tutto — ma dietro questa media si nascondono enormi differenze territoriali. Ci sono province in cui i decessi non sono mai aumentati (Cagliari, Caltanissetta, Rieti) o lo hanno fatto pochissimo (Agrigento, Messina, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Matera, Chieti, Salerno, Benevento, Viterbo, Siena). Ce ne sono altre invece dove il numero dei decessi è quasi raddoppiato o comunque è esploso: più 86% a Bergamo, più 76% a Cremona, più 62% a Lodi, più 57% a Brescia, più 41% a Milano. Solo nella provincia più importante della Lombardia c’è un eccesso di quasi diecimila morti rispetto alla normalità degli anni recenti. Anche Pavia, Lecco, Parma e Piacenza sono colpite duramente.
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