Crisi di governo, Conte allarmato dai tanti «ni»: «Non offro posti». Ma sta lavorando al maxi-rimpasto
Così non è stato e ora, assieme alla determinazione di «andare avanti in fretta per il bene dell’Italia», Conte vede quella «porta strettissima» che Zingaretti gli aveva indicato alla vigilia. Con i ministri e i leader dei partiti Conte si è mostrato «determinato e convinto di farcela». Ha detto che «i segnali positivi ci sono e se ci lavoriamo tutti l’alleanza si può allargare». Ma poi ha voluto capire perché nel pallottoliere sono entrati più «ni» che «sì» e se la strategia debba essere aggiustata in corsa. I paletti di Conte non cambiano. Il primo è che «con Renzi non si torna». Il secondo è che il premier, che si prepara al «rimpastone», spera ancora di evitare il Conte ter, che teme come un campo minato. Per ora gli preme smentire di aver offerto «ruoli e posti di governo», sia perché non è nel suo stile, sia perché al momento sono «indisponibili». E poiché il messaggio rischia di scoraggiare i senatori tentati dai posti vacanti, fonti di governo assicurano che Agricoltura, Famiglia e delega ai servizi segreti saranno assegnati quando il gruppo nascerà.
Intanto l’idea di un «partito di Conte» allarma 5 Stelle e Pd, perché il sondaggio Swg mostrato da Enrico Mentana su La7 lo stima tra il 15% e il 17%. Cifre da brivido per i due senatori che detengono il simbolo del Maie-Italia 23, Merlo e Fantetti, i quali sognano di farne l’embrione di una lista civica nazionale per Conte, destinata a rubare consensi proprio al M5S e al Pd. Non a caso Goffredo Bettini glielo avrebbe sconsigliato: «Giuseppe, chi te lo fa fare?». E Conte, che pure al voto ci pensa eccome: «Lavoro per il Paese, non per i miei interessi personali».
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