Coronavirus, viaggi in Europa limitati nelle zone «rosso scuro». Ma i confini restano aperti
Le varianti del Covid-19 «preoccupano molto» l’Ue, dice la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che spiega che serve una nuova mappatura e saranno previste zone «rosso scuro» per le aree in cui la situazione epidemiologica è peggiore e per le quali sarà chiesta — ma saranno gli Stati a decidere — quarantena e test. Mentre il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, al termine della videoconferenza tra i leader Ue convocata per promuovere un approccio coordinato al Covid, indica i punti di intesa: frontiere interne aperte «a beneficio del mercato unico» ma «restrizioni per viaggi non essenziali»; necessità, più volte sottolineata anche dalla Commissione, di garantire un sequenziamento genomico dei test positivi al Covid, per il monitoraggio delle varianti.
È invece troppo presto per arrivare a un accordo sul certificato vaccinale come documento di viaggio proposto dalla Grecia, e sostenuto da Spagna e Malta. Restano i dubbi di molti, con in testa Francia, Germania e Olanda. Ma i leader Ue sono favorevoli a un documento per fini medici. La sanità è competenza esclusiva nazionale, per questo il coordinamento tra i governi Ue non è semplice.
Ieri il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha alzato il livello di guardia nel suo ultimo report, in cui «valuta come molto alta la probabilità dell’introduzione e della diffusione nell’Ue e nello Spazio economico europeo di varianti di Sars-CoV-2 che destano preoccupazione». Per questo «raccomanda di evitare viaggi non essenziali». E invita gli Stati a «prepararsi a un rapido aumento del rigore nelle misure di risposta nelle prossime settimane per salvaguardare la capacità sanitaria e per accelerare le campagne di vaccinazione». Intanto, dopo un dibattito iniziato in dicembre, gli Stati Ue hanno finalmente approvato all’unanimità una raccomandazione – non vincolante -, fortemente sostenuta da Berlino, che stabilisce un quadro comune per il riconoscimento reciproco dei risultati dei test Covid in tutta l’Ue e sull’uso dei test rapidi antigenici. L’obiettivo è continuare a consentire gli spostamenti transfrontalieri per permettere il funzionamento del mercato unico.
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