Il Conte dimezzato allarma mercati e agenzie di rating

Il tutto proprio quando l’Italia si trova a dovere gestire un piano da 209 miliardi di euro. «Queste somme sono significative, pari a oltre 5 anni di investimenti pubblici – continua il rapporto – e dovrebbero aumentare la crescita economica del Paese se spese in maniera produttiva». Prima il governo dovrà farsi carico delle riforme chieste da Bruxelles, affrontare il nodo della governance delle risorse europee. Poi ci sarà la sfida, non meno impegnativa, del «se» e del «come» saranno spesi i fondi del Recovery. Anche perché «il tasso di assorbimento dei fondi strutturali della Ue da parte dell’Italia è debole».

Il tema dei ritardi e dell’inadeguatezza del Recovery (si veda il Giornale del 16 gennaio) è ormai sul tavolo. Il ministro dell’Economia ha assicurato un confronto serrato con il mondo dell’economia per chiudere in tempi rapidi.

Il costo di un fallimento emerge sempre dal rapporto Moody’s: «Una eventuale incapacità da parte dell’Italia di sfruttare queste risorse» europee «eserciterebbe una pressione al ribasso sul suo profilo di credito».

Che non si tratti di suggestioni si capisce dall’orientamento dei mercati. Ieri, mentre le Borse europee scontavano con pochi decimali di punto i dubbi della Bce sul bilancio Ue (Francoforte a -0,24%), Piazza Affari iniziava a pagare il conto di un governo debole con un calo dell’1,52%.

Ha rialzato la testa anche lo spread chiudendo a 125 punti, sui massimi da due mesi. Come dire, non basta nemmeno avere, di fatto, una garanzia europea (a tassi tedeschi) per tenere a bada il costo del nostro debito.

IL GIORNALE

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