Vaccino Covid in ritardo, così l’immunità di gregge rischia di slittare a fine anno

La guerra legale è già in corso con Pfizer BioNTech. Ma il fronte che preoccupa di più è quello con AstraZeneca, che la prossima settimana dovrebbe avere il via libera dell’Ema, l’agenzia europea dei medicinali. È proprio da questa azienda che dovrebbe arrivare il grosso delle dosi nella prima parte della campagna, 40 milioni. La fornitura del primo trimestre era già stata ridotta da 16 a 8 milioni di dosi. Ieri siamo scesi ancora, a 3,4. Se la sforbiciata dovesse proseguire anche più avanti «sarebbe un vero disastro», ammettono nel governo.

In ogni caso la campagna va rimodulata. L’avvio della vaccinazione per le persone con più di 80 anni, che alcune regioni hanno già fissato a breve, potrebbe slittare a marzo. Mentre ritorna nel cassetto l’idea di anticipare la vaccinazione degli insegnanti, che pure stava prendendo quota. Il vaccino di AstraZeneca dovrebbe essere autorizzato, o quanto meno raccomandato, per le persone che hanno meno di 55 anni. Averne subito tante dosi, che poi sono quelle previste dagli accordi preliminari di acquisto, poteva far scalare qualche posizione alla scuola. Ma adesso sembra davvero impossibile.

Per questo si spera in un’accelerazione del via libera per un altro vaccino ancora, quello di Johnson & Johnson, che ha il vantaggio pratico di essere in una sola dose, senza richiamo. L’autorizzazione dovrebbe arrivare a fino a marzo, ma non ci sono certezze. E non si può escludere che anche con questa azienda ci possano essere problemi. Che fare? L’Italia ha già chiesto il raddoppio delle forniture di Moderna, che entro marzo ci dovrebbe fornire solo 1,3 milioni di dosi. Ma ha il grande pregio di non aver annunciato tagli, anche se ieri c’è stato uno slittamento di una settimana in Piemonte. Il raddoppio, però, non è strada facile.

E allora non resta che sperare nell’arrivo di nuovi vaccini ancora. Il russo Sputnik V, circondato all’inizio da un certo scetticismo, ha già chiesto l’autorizzazione all’Ema ma non sappiamo se e quando il via libera arriverà. Per i prodotti cinesi siamo ancora ai contatti preliminari. Poi c’è l’italiano Reithera, che il governo vuole spingere anche con nuovi finanziamenti. È ancora in sperimentazione. Ma certo, l’autarchia avrebbe i suoi vantaggi.

CORRIERE.IT

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