Vaccino anti-Covid, Ippolito (Cts): «I ritardi possono essere recuperati»
Le dosi non arrivano, la campagna vaccinale è a rischio?
«Non disperiamo. Abbiamo il tempo per riprenderla. La pianificazione della campagna vaccinale è stata effettuata sulla base di una potenziale disponibilità di dosi in un dato momento. Purtroppo non tutti i vaccini sono stati approvati nei tempi previsti.
Inoltre, quando le quantità attese non vengono, come sta accadendo,
consegnate è necessario rimodulare i programmi e l?Italia lo sta
facendo»
Per Giuseppe Ippolito, componente del Comitato tecnico scientifico, la situazione si può riprendere in mano: «Sono difficoltà che andavano messe in conto. Ci troviamo in uno scenario di emergenza. I vaccini di Moderna e Pfizer, gli unici due approvati in Europa, utilizzano tecnologie innovative. I ritardi erano preventivabili»
E adesso?
«Il Commissario Arcuri ha comunicato
che oltre alle mancate dosi di questa settimana, la prossima saranno
rese disponibili da Pfizer ancora il 20% di dosi in meno. È evidente che
questo ritarderà la distribuzione del vaccino, che ha già visto una
riduzione di due terzi delle dosi iniettate al giorno. Spero che la
promessa di riprendere le consegne regolarmente il 1 febbraio verrà
rispettata»
Quali sono le prospettive?
«L’agenzia EMA potrebbe approvare il vaccino di AstraZeneca che
dovrebbe fornire all’Italia 8 milioni di dosi nel primo trimestre.
L’azienda ha comunicato che le prime consegne nella regione europea
potrebbero non rispettare i volumi previsti a causa di un problema
tecnico di produzione.La speranza è che sia presto disponibile anche il
vaccino Johnson & Johnson che ha il vantaggio di poter essere
somministrato in una unica dose».
Il ritardo si può recuperare?
«Il Paese, anche se con differenze da regione a regione, è stato in grado di attivare una macchina per vaccinare nei tempi dovuti tutte le popolazioni previste dal piano. Speriamo che questo consenta di recuperare il tempo perduto a causa dei ritardi che rendono molto arduo l’obiettivo fissato dalla Commissione Europea di vaccinare in tutti i paesi il 70% della popolazione in età adulta».
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