Cesa, l’indagine, un colpo alla trattativa per allargare l’alleanza: le due strade di Conte
Il primo burrone è mercoledì, con il voto alla relazione di Bonafede sulla giustizia. Renzi e i suoi senatori voteranno contro e dunque il centrodestra è in vantaggio. L’unica speranza per Conte è agguantare in tempo qualche renziano pentito, che decida di andare in suo soccorso. Ma se il governo va sotto, per il premier sarà difficile arroccarsi. Anche i dem potrebbero pressarlo perché salga al Quirinale. L’avviso ai naviganti (e al timoniere) lo ha chiuso in bottiglia Goffredo Bettini. Il nocchiero del Nazareno ha indicato la rotta: se riesce ad allargare la maggioranza «si farà un Conte ter», quella crisi pilotata a cui aspirano diversi dirigenti dem per rinforzare la squadra. Altrimenti, poiché il Pd non farà mai un governo con i sovranisti, si andrà a votare. Una lista Conte è stimata oltre il 15% e, stando al sondaggio di Euromedia Research per Porta a Porta, se il premier si mettesse alla guida del M5S lo farebbe balzare dal 14,6% al 20,2%. Comprensibile che questi numeri facciano sognare Conte più di quelli, stiracchiati, di cui dispone per schivare gli agguati parlamentari e rilanciare il governo. A molti senatori sembrerà la solita minaccia per convincerli a sostenere il governo, ma tra Palazzo Chigi e il Nazareno il tam tam delle urne ha preso a rimbalzare con forza. «Che senso ha farci logorare? — sintetizza un ministro ”contiano” — Con questi numeri non abbiamo quella solida maggioranza che serve a eleggere il capo dello Stato».
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