Passaporto vaccinale, il sì di palestre e piscine: «Così si rilancia lo sport»
di Valeria Arnaldi
Piscine chiuse. Circoli con impianti sportivi inutilizzati. Palestre inaccessibili. Realtà imprenditoriali al collasso. E la richiesta di strumenti, come il passaporto vaccinale, per riaprire in sicurezza. Presto. «Sì al passaporto vaccinale e a qualsiasi strumento riconosciuto dai sanitari che consenta di riaprire presto e tornare alla normalità – dichiara Giorgio Averni, presidente del circolo Antico Tiro a Volo, a Roma – Ricevo continuamente telefonate di persone che vorrebbero poter accedere agli impianti sportivi e nonostante sappia bene quanto, in particolare per alcune, sarebbe importante e utile, sono costretto a dire no». A preoccupare è anche la situazione politica attuale. «Tutto quello che distoglie dai problemi veri è deprecabile – prosegue – non voglio dire che ci sia un’attenzione deliberatamente spostata su altro, ma la pandemia è un problema che ogni persona vive sulla propria pelle. Si dovrebbe guardare prima al benessere della gente e poi al dibattito politico, che peraltro dovrebbe avere come fine ultimo proprio il benessere delle persone».
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La questione è anche sociale. «Il passaporto vaccinale sarebbe, certamente, un bel mezzo per riaprire le attività – commenta Paolo Barelli, presidente Federazione Italiana Nuoto – occorre che ci siano i vaccini. Stando alle stime dei tecnici, forse per luglio avremo una percentuale alta di vaccinati. Temo, però, che a quel punto molte piscine saranno fallite. Lo sport non è solo quello dei grandi campioni, è un elemento essenziale per il benessere psicofisico delle persone e mi pare che questo sia stato dimenticato dalla politica». A ciò si aggiunge la questione economica. «Un impianto di medie dimensioni – spiega – ha, in media, come costi fissi circa 30/40mila euro al mese. Stiamo parlando di quasi mezzo milione in 12 mesi, ossia da quando le strutture sono chiuse. E per gli impianti grandi, i costi salgono a 60/70mila euro mensili. Come si può resistere così? Ad oggi, il 70% degli impianti per il nuoto è chiuso e la metà non riuscirà a riaprire. Il problema ci sarà anche in ottica agonistica. Ci sono ragazzi che si impegnavano costantemente, andando la mattina a scuola e il pomeriggio in piscina, che ormai da mesi non possono più farlo».
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