Elezioni comunali a Roma, c’è la crisi e la Capitale sparisce: i partiti al palo sui candidati
Roma come priorità? Macché. Quando il tema del che fare della Capitale viene posto al Nazareno, il quartier generale del Pd, partito che esprime una leadership in Italia e in Europa (si pensi a Gentiloni e a Sassoli, oltre che a Zingaretti e a Gualtieri) tutta di marca romana, si viene respinti quasi con fastidio: «Poi ci penseremo…».
In un Paese da rifare, e con un governo nazionale che deve ricominciare, Roma può essere considerata un fastidio solo perché né la sinistra né il centrodestra sanno che cosa fare di lei e non riescono a trovare chi si prenda il peso (in realtà l’onore) di pensare di guidarla? Nelle telefonate tra i maggiorenti del centrodestra, e tra loro e i loro amici, è quasi diventata una barzelletta l’Urbe: «Pronto, caro, ah ciao, come stai? Non è che ti andrebbe di fare il sindaco di Roma visto che non vuole farlo nessuno?». A questo siamo. E dall’altra parte è la stessa cosa.
Lo stallo e il buio sulle elezioni per il Campidoglio sono l’altra faccia dell’inconcludenza politica a livello nazionale. E l’importante è bloccare i propri partner. Basti vedere quel che è accaduto su Bertolaso: pareva pronto ad essere il candidato del centrodestra ma le liti interne hanno vanificato la soluzione. Sull’altro fronte, la frammentazione estrema sta bloccando la candidatura Calenda. Mentre M5S preme sui dem così: «Visto che volete Conte come premier anche vostro, perché non volere Raggi come candidata sindaca anche vostra?». Ma il Pd resiste («La Raggi è una minaccia per Roma», parola di Zingaretti) e rilancia rivolto a M5S: «Nel Conte Ter un posto da ministra per Virginia, così ci liberiamo di lei e troviamo un candidato rossiogiallo per impedire la calata della destra sul Campidoglio».
Ecco, politicismi, difesa degli interessi particolari dei partiti a svantaggio del bene comune che sta a cuore ai romani. E la Roma dimenticata e maltrattata è il segno di una politica che, come si vede in questa crisi di governo in cui tutti si sono incartati, non sa fare più il suo mestiere.
IL MESSAGGERO
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