La maggioranza ad orologeria


Nessuno chiede scusa, nemmeno il Pd per non averlo difeso, tantomeno Gratteri che lo tiene ancora dentro la maxinchiesta «Rinascita-Scott»: un cumulo di inchieste e di proscioglimenti e assoluzioni, ma il nostro Procuratore Super (molto diverso da un Superprocuratore) continua a fare ciò che vuole, senza rendere conto mai, neppure al Consiglio superiore della magistratura che, quando è chiamato in causa, lo difende.


Così si apre un nuovo capitolo della Repubblica delle procure, con un protagonista sopra tutti: il Csm. Chiamato in causa dopo il caso Palamara e le dimissioni a catena che ne sono seguite, il Csm, in preda a tormenti e contorsioni interne, non è più in grado di prendere decisioni importanti, a rischio di essere travolto dalla guerra per bande che ormai lacera la magistratura. Per chi fosse davvero interessato ai particolari, martedì prossimo esce un libro-confessione fondamentale: Il Sistema, un lungo colloquio di Alessandro Sallusti con Luca Palamara. È una confessione, sostenuta da fatti e prove che l’ ex magistrato, ora radiato, porta per dimostrare che il suo caso, ex membro del Csm ed ex segretario dell’ Associazione Magistrati, non è quello di un soggetto isolato, ma il normale funzionamento di un Sistema inceppato: la giustizia.


In questo clima, il governo rischia un’ altra crisi per sostenere una riforma Bonafede, che peggiora le cose.

Ma l’ aspetto più grave resta quello di un Csm che andava sciolto dopo lo scandalo e rieletto, invece resta testimone muto di scandali giudiziari estremi. Gratteri va per la sua strada e si sente talmente forte da condire la sua anomala intervista con toni minacciosi: «… se altri giudici scarcerano gli imputati nelle fasi successive, non ci posso far niente, ma credo che la storia spiegherà anche queste situazioni». Cos’ è, una notizia di reato? Ci sono giudici complici della malavita, che giudicano le sue accuse? Dovrebbe riferirne al Csm, che legge muto.


Oppure, più probabilmente Gratteri considera le sue accuse già sentenze emesse e complici oggettivi quelli che le mettono in dubbio.


Il Sistema, quello di Palamara e della giustizia italiana, ha superato di molto i principi del diritto e del giusto processo. Se perfino Luciano Violante in tv ha parlato di uomini delle istituzioni indagati, rovinati e poi prosciolti, citando Oliverio, Bassolino e Incalza, siamo oltre il limite. Potrei aggiungere, a caso tra i più recenti, i nomi di Mannino, Contrada, Del Turco e molti altri, senza parlare delle persecuzioni, ancora in atto, inflitte a Silvio Berlusconi, ma preferisco restare a Cesa e ripetere che la giustizia a orologeria forse favorisce le carriere di alcuni procuratori, di sicuro mina le fondamenta costituzionali della Repubblica.

TGCOM

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